Associazione Nazionale Alpini -
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… speriamo fioriscano e si sicuro, se il seme gettato nel mucchio, dovesse dare anche un solo frutto, vorrà dire che ne è valsa la pena. E’ con questo spirito che nelle due giornate di lunedì 20 e 27 luglio abbiamo avuto il piacere di ospitare al 3P di Cesano Maderno, sede della Protezione Civile Sezionale e della Colonna Mobile della Regione Lombardia due gruppi di una cinquantina di ragazze e ragazzi dell’Oratorio di Solaro – Brollo che hanno integrato la loro sessione feriale con una esperienza sul campo per sapere qualcosa di più sulla Protezione Civile. In entrambe le occasioni il programma prevedeva l’accoglienza con un ristoro per integrare la pedalata pomeridiana, e successivamente la discesa in quella che il buon Daniele Radaelli, regista della giornata, ha definito “la fornace” vista l’elevata temperatura, dove abbiamo mostrato i mezzi a disposizione, le strutture necessarie all’allestimento di un campo di accoglienza, ed il materiale in attesa di essere prossimamente utilizzato nell’ambito dell’emergenza COVID.
Nella serata di lunedì 15 giugno, presso la sede della Protezione Civile sezionale di Cesano Maderno, dopo 4 mesi di interruzione a causa della pandemia, si è svolta la prima riunione dei capigruppo e pure la sede inusuale è stata scelta al fine di rispettare il distanziamento sociale imposto dalle vigenti normative. E’ stata comunque una bella sensazione ed un piccolo segno di rinascita il potersi ritrovare dopo tanto tempo concedendoci la speranza di un nuovo inizio seppur con tutte le enormi difficoltà che incontreremo nel futuro associativo, è infatti indubbio che venendo a mancare uno dei pilastri fondamentali del nostro sodalizio quale il poterci liberamente incontrare, la strada sarà tutta in salita, ma come ai tempi della naia e dell’andare in montagna, le difficoltà aiuteranno ad apprezzare l’arrivo in vetta. Dopo il classico appello ed il doveroso saluto alla Bandiera, il Presidente Boffi consegnato il Gagliardetto al nuovo Gruppo della Sezione, quello di Cassina de’ Pecchi, cerimonia questa che si sarebbe dovuta svolgere mesi fa ma bloccata dall’emergenza e si è osservato un attimo di raccoglimento in memoria di quanti sono morti in questo periodo ed in particolare per i tanti, troppi alpini che non ce l’hanno fatta. E’ stato comunque ricordato l’impegni dei moltissimi soci che nell’emergenza si sono resi disponibili in molteplici modi per aiutare la comunità arrivando agli ultimi giorni con l’intervento nelle zone alluvionate del varesotto e del milanese.
Due termini di senso oppostoma necessari per inquadraredue momenti della nostra vita di gruppo. Purtroppo la chiusuradelle nostre ”baite”, speriamo ancora per poco,crea un notevole ostacolo allavita di gruppo. Infatti gli incontri settimanali erano il momento nei quale ci si trovava per viverela familiarità enella quale, di volta in volta, fare il punto della situazione. Ora l’impossibilità di tutto ciòevidenzia l’importanza del nostro notiziario per cui è giusto, suo tramite, portare a conoscenza dei sociquantofatto o ipoteticamente fattibile. Detto ciò veniamo al SACRO: niente di superlativo ma sicuramente di una valenza non trascurabile: mi riferiscoall’invito espresso dal Parrocosu proposta del Comune ossia riunire le varie Associazioni in un momento di raccoglimento in memoria dei nostri morti e nello specifico delle vittime di questo virus che ci sta distruggendo. Fu cosi che ci siamo riuniti un giovedì sera durante la Santa Messa Vespertina assieme al Consiglio Comunale, all’Arma dei Carabinieri nella persona del comandante di Stazione, alla Polizia Locale, con i rappresentanti delle varie associazioni, Banda, Croce Azzurra, Alpini, Scout. L’omelia del Parroco e le parole del Sig. Sindaco diedero risalto al nostro essere presenti: mi ritrovai da subito con la fantasia lassù in Ortigara presso la Colonna Mozza, il nostro monumento Alpino immortalato dal motto “per non dimenticare”: ora siamo oppressi da una guerra seppur d’origine diversama sempre di guerra si tratta: allora nel ’15 - ‘18 ha causato una strage per motivipolitici, patriottici; oraquesta pandemia stamettendo a dura prova il mondo intero. Mi permetto di suggerire: forse la Natura sta tentando di dirci qualcosa?
Nella serata di domenica 7 giugno, a seguito delle improvvise e fortissime precipitazioni (si pensi che in un’ora è caduto l’equivalente di sei mesi di pioggia) nell’abitato di Lavena Ponte Tresa, località di confine in provincia di Varese, a causa dell’esondazione del rio Tarca, del fiume Dovrana e dei torrenti Nolina, Raima, Nariano, Pianazzo, Viro e Nordent, l’intera zona collinare è stata devastata da un mare di acqua e fango che, dalla montagna, ha travolto abitazioni, cantine, garage ed attività commerciali che hanno visto anni di vita e sacrifici spazzati via e sommersi dalla grigia fanghiglia nel giro di 25 interminabili minuti, tanto è durata la furia della natura scatenatasi in loco e che, per pura fortuna, non ha provocato vittime. All’alba di martedì 9, dopo i sopraluoghi sul posto e radunati i volontari, dalla sede della nostra Protezione Civile di Cesano Maderno, partiva la colonna mobile diretta a Lavena per collaborare alle operazioni di soccorso alla popolazione ed arrivati sul posto, indirizzati dal personale del Comune, si iniziava immediatamente le attività consistenti nello sgombero delle cantine, piani interrati, recupero automezzi e di quanto poteva essere “recuperato” una volta ripulito, mentre per tutto il resto (purtroppo la maggior parte delle cose) si procedeva all’accatastamento a bordo strada dove veniva successivamente avviato alla discarica.
La pandemia che ha colpito in tutto il mondo ogni aspetto della vita considerata “normale”sino all’inizio di marzo, ha inevitabilmente avuto ripercussioni anche su ogni tipo di vita associativa, compresa quella degli alpini. A parte le situazioni tragiche che hanno visto coinvolti i fratelli delle Sezioni Bergamasche e Bresciane che hanno purtroppo annoverato fra le loro file la scomparsa di molti Soci che erano stati colonne portanti dell’Associazione, fondatori di Gruppi e Sezioni e portatori di saggezza ed esperienza che hanno lasciato un vuoto incolmabile tra gli alpini, anche noi, nel nostro piccolo abbiamo visto stravolgere le nostre abitudini, i nostri appuntamenti e le visite che facevamo regolarmente (chi più, chi meno) nelle nostre sedi. E’ pur vero comunque che se da tre mesi a questa parte infatti la nostra vita associativa sembra quasi essere stata ibernata con la cancellazione di manifestazioni, eventi, incontri conviviali e quant’altro costituiva il tran tran associativo che ora tutti rimpiangiamo, sino ad arrivare all’impensabile cioè la sospensione dell’Adunata Nazionale (solo speriamo) rimandata, è pur vero che in questo tempo gli alpini non si sono mai fermati e non sono rimasti con le mani in mano, ma si sono dati da fare per far girare la grande ruota della solidarietà che tanto è stata preziosa in questa emergenza. Accanto alla magnifica realizzazione dell’Ospedale di Bergamo, diventato esempio di efficienza a livello mondiale e che ha costituito il clou dell’impegno associativo, in tutta Italia i Gruppi si sono messi a disposizione per aiutare laddove era richiesto un aiuto ed abbiamo visto volontari impegnati nella distribuzione di medicinali, pasti, spese, mascherine e presidi medici senza porsi limiti di orario o presenza. Con l’avvento della cosiddetta Fase 2 molti di questi impegni sono stati ridimensionati, anche se c’è ancora richiesta di presenza per alcune “nuove” attività, cosicché anche nel nostro Gruppo alcuni volontari hanno risposto alla richiesta della Parrocchia per regolare l’afflusso dei fedeli partecipanti alle Cerimonie Religiose.
Non so come ma questa parola mi suona tanto da lotta contro i mulini a vento; parliamo di sanità. Mi piange l’anima nel vedere come siamo ridotti e credo che la stessa convinzione alberghi in tutti noi. La nostra ormai non è più una speranza ma piuttosto una certezza. La sanità nazionale da anni orgoglio italiano è diventata merce di scambio fra le varie correnti politiche. Riusciamo a salvarci, è assurdo scriverlo, con le convenzioni fino a quando anche in quel settore si tirerà del tutto la cintura e allora saremo alla fine. Le vecchie mutue, ricordate quelle di una volta, avevano solo bisogno di un costante aggiornamento sia nel personale che nelle attrezzature; erano i primi parafulmini dell’assistenza assieme ai plurifacenti medici di famiglia attivi a 360 gradi, dalle sutureai parti, si andava in P.S.e in Ospedale per il ricovero come modalità veramente indispensabile. Ora in virtù di una decantata miglioria della gestione economica e funzionale i tagli alla spesa pubblica sono giornalieri camuffati da acrobazie burocratiche: ogni giorno ci sono novità per cui dalla sera al mattino ti rendi conto che le difficoltà per accedere all’assistenza diventano sempre più una certezza nella più rosea delle ipotesi dovrai sbrogliartela, come in un dedalo fra le difficoltà burocratico-sanitarie svicolando con tanta e tanta fortuna fra extramoenia, intramoenia, extramuraria( sembra si parli di edilizia sanitaria ). Lapolitica sanitaria di questi ultimi anni si è dimostrata soltanto una rapinagoverno dopo governo praticata dai partiti di ogni colore con il risultato che abbiamo sotto gli occhi, gli esami, anche ipiù banali, hanno tempi biblici. Ricordo quando allo sportello fiorivano le imprecazioni allorché gli appuntamenti per gli esami più tecnici e sofisticati erano a 15/20 giorni;”fò tempo a morir “ erano quelle più pulite.
Buon giorno a tutti, non me ne vogliano gli amici della Sezione se prendo in prestito, parafrasandola, la testata di informazione sezionale che puntualmente arriva nelle nostre case, malgrado i difficili e surreali tempi che stiamo vivendo e che mantiene vivo il filo che unisce gli alpini ai propri Gruppi e Sezioni. E’ veramente una situazione di estrema difficoltà per tutti noi quella che stiamo vivendo e che non trova riscontro in nessun periodo della nostra storia e che segnerà per tanto tempo il nostro modo di vivere e di convivere con gli altri, a cominciare dai nostri famigliari, per arrivare a chi non fa parte della nostra ristretta cerchia di conoscenze tra i quali si collocano gli appartenenti alla nostra famiglia verde. Si perché uno dei pericoli in ambito associativo che correremo dopo la cosiddetta riapertura, o fase due che dir si voglia, riguarderà proprio il riprendere a ritrovarci e ad essere alpini, riprendendo le nostre abituali iniziative, senza strafare certo, ma con l’intento di tornare a una, seppur forzata, normalità. E a questo punto entra in gioco ognuno di noi, alpini, amici, aggregati ognuno con l’impegno morale di dare il proprio contributo a iniziare magari proprio da chi non ha mai frequentato o da molto tempo ha tralasciato la vita associativa perché, parliamoci chiaro, vista l’età non sempre verde di chi sinora si è impegnato mantenendo vivo il nostro Gruppo, è presumibile che, seppur con un allentamento delle limitazioni, si corre il rischio che venga meno la presenza di alcune figure “storiche” ed è appunto in questo momento che sarà richiesta la presenza di nuova linfa vitale per poter proseguire la nostra vita associativa.
Questo è il problema e se scrivo, con la BURIANA di questi tempi che c….o scrivo? Sarei ben felice se qualcuno mi desse una risposta, una qualsiasi,non importa. Ormai sono quindici giorni che sono letteralmente chiuso in casa: una volta che hai esaudito qualche … sognata pigrizia, ti domandi e mo? Frastornato da quanto si sente alla tv o si dice fra noi al telefono o tramite internet ormai ti rendi conto che siamoaggrappati solo ad una speranza per chi non crede e ad una fede per altri; ambedue cose non facili: non facili perché la realtà che ci circonda è costituita in granparte da fatti concreti listati a lutto.Stiamo assistendo ad un crollo di un imperativo imposto da un maniacale arrivismo, da unachimera di potenza infinita, costi quel che costi, fossero pure i morti: adesso ci siamo. Sono bastati solo due mesi per metterci in ginocchio ecostringerci a chiedere aiuto al mondointero: chi l’avrebbe mai detto eppure. Ce la faremo a risalire la china?Siamo nel mezzo di un disastro che mi ricorda la costante domanda che Giuanin faceva al suo sergente, Mario Rigoni Stern autore del famoso “Il sergente nella neve“ Sergentmagiù ghe rivarem a baita? Erano in Russia: nelle postazioni sul Don e durante la tragica ritirata che immortalò l’epopea alpina Giuaninera certo solo della catastrofe che lo circondava e non gli offrivanulla se non una disperata speranza. Erano in guerra, anche noi oggi lo siamo: una guerra diversa nella quale nessuno di noi ha certezze e non puòfare scommesse, masolo resistere e sperare … che finisca presto in modo tale da poter gustare ancora la bellezza della normalità; non sono parole mie ma sentite alla radio, RTL per l’esattezza.
E ci ritornano in grande stile con una intera settimana di “lezioni” che ci hanno visti impegnati su due fronti distanti fra loro una cinquantina di Km. e rispettivamente a San Vittore Olona e a Melzo. Tre di questi incontri si sono tenuti nelle giornate del 3 - 4 e 7 febbraio alle Scuole Medie di San Vittore Olona dove, grazie all’interessamento e al lavoro preparatorio delle Prof.sse Ori, Colucci e Aura abbiamo incontrato gli studenti delle terze medie ai quali abbiamo proposto una riflessione sulle condizioni di vita (e purtroppo anche di morte) dei soldati impegnati nel primo conflitto mondiale e della loro permanenza durata a volte diversi mesi nell’inferno delle trincee sottoposti al tiro e agli attacchi degli avversari, che comunque erano ragazzi come loro che si sono trovati a subire una guerra ingiusta dove ogni “parte” ha pagato un prezzo altissimo. Naturalmente la lezione verteva anche sulla permanenza in postazioni di alta quota in quella poi chiamata “Guerra Bianca” dove i soldati, soprattutto gli alpini, hanno dovuto affrontare condizioni veramente disumane.
11 settembre 1942 i Russi avevano passato il fiume Don attacando i nostri in prima linea poi la mia compagnia va all’asalto i russi si sono ritirati nelle loro posisioni ma fanno un sbarramento con i mortai, un fuoco terribile su di noi.
A militare a Ventimiglia
Quando sono partito per il militare dovevo andare a Ventimiglia non sapevo dovera poi ho saputo che era in Liguria e c’è il mare erocontento cosi potevo vedere il mare che non lavevo mai visto arrivatia Ventimiglia la stazione era stata bombardata entriamo in una baracca aspettare che veniva la musica accompagnarmi sapevano che quel giorno venivano le reclute. Il mio Reggimento aveva combattuto in Francia erano verso il ….e il monte grosso. Erano diciotto mesi che ero a militare c’è ordini che dovevamo andare in Russia eravamo in pensiero andare a fare la guerra ci pensavamo tutti anche quelli che avevano fatto già due guerre. Arriva il Re passiamo in rassegna i ultimi quindici giorni a Ventimiglia cera tanta gente che venivano trovare i suoi figli o fratelliper vederli e salutarli forse per l’ultima volta, quando facevamo le marce vedevo per tre o quattro chilometri soldati una lunga colonna pareva che tutti i soldati D’Italia erano a Ventimiglia ma cera soloun reggimento in giro per Ventimiglia si vedeva solo che soldati.
Permettetemi una riflessione su questo particolare momento che la nostra Nazione sta vivendo a causa dell’epidemia che ha costretto ognuno di noi se non a stravolgere, sicuramente a cambiare le abitudini che rendevano la nostra vita “normale”. Non entro nel merito della validità e del tipo di misure adottate, ci si augura che gli Enti preposti abbiano valutato attentamente il tutto, quello che mi ha colpito è stata la reazione della gente ad una situazione che, certamente unica dalla fine del secondo conflitto mondiale, ha generato una sorta di si salvi chi può con supermercati presi d’assalto e scorte impressionanti di viveri che hanno avuto il solo risultato di svuotare gli scaffali con buona pace e insperati guadagni per le grandi catene di distribuzione che comunque, dopo nemmeno 48 ore, avevano già ripristinato le scorte e la conseguente minore affluenza di clienti impegnati a stivare nelle dispense quanto acquistato e a consumare a ritmo serrato i generi magari deperibili ( ho visto carrelli strapieni di frutta e verdura che nel giro di qualche giorno sarebbe finita, mi auguro, nelle mense dei poveri piuttosto che gettata nella spazzatura). Non ho potuto fare a meno di tornare ai vecchi tempi quando in momenti difficili i vicini di casa si davano una mano nelle situazioni di “emergenza” magari scambiandosi il poco cibo che avevano vivendo comunque un clima di solidarietà. Facciamo dunque tesoro di questa, seppur negativa, esperienza che dovrebbe insegnarci nel futuro a godere di quella “normalità” che diamo per scontata e per quanto riguarda noi alpini un invito, quando questa emergenza sarà finalmente rientrata a ritornare o, per alcuni, ad iniziare a frequentare la nostra sede, la nostra casa anche per ridare fiducia a quanti non hanno mai voluto rinunciare a quelle ore passate tra le immagini dei nostri Veci, quei Veci che stremati, affamati e congelati hanno attraversato mezza Europa a piedi per tornare a baita, che ci guardano e ci ricordano che seppur tra le più difficili prove, la vita DEVE continuare.
DopoNatale ovviamente l’anno nuovo ha bussato alle porte, anzi siamo già a metà gennaio 2020 non ce ne siamo accorti ma i nuovi impegni sono a ricordarci che la vita associativa continua. Dopo l’assemblea di fine novembre che sancì Maggioni a nuovo capogruppo, nuovo si fa per dire, che riprese in spalla questo zaino e non si tratta di bruscolini se uno lo vuol farecome Dio comanda, eccoci a dicembre con la domenica conviviale per gli auguri natalizi. Purtroppo, secondo il mio punto di vista, discutibilissimo, la frequenza dei soci/famiglie non ha premiato di certo la buonavolontà di quanti si sono impegnati al buon esito della giornata dove anche il vecchio ma sempre giovane gioco della tombola poteva costituire un motivo in più per favorire lo stare insieme, almeno una volta all’anno: azzardo a sospettare che il motivo stia nei premi di scarsissima portata, mancavano crociere, minivacanzeo soggiorni elio-fisio-fitoterapici e via di questo passo. Obiettivamente ci siè posti il problema in sede durante l’ultima serata di consiglio ossia se valesse la pena del tanto darsi da fare; lo so che mi attirerò qualche “scarpata“ da qualcuno ma il fatto che se ne sia discusso fratutta la “solita manovalanza” significherà pur qualcosa.Cambiando argomento: eccoci alla Messa in Duomo a Milano, 15.12 2019.
Vorrei aggiungere solo qualche riga all’articolo “si riparte“ in riferimento a Sant’Antonio chiamato in causa affinché ci desse una mano. Veramente merita un applauso perche le mani sono state più di DUE sia per il bel tempo esia per il fatto che il risultato della serata del falò in programma abbia superato di gran lunga le più ovvie speranze: notevole l’affluenza da parte del pubblico, Sindaco compreso, tempo ottimo, freddo compatibile con la stagione e l’assenza di un qualsiasiproblema veramente serio, quindi tutto ok. Mi premeva allegare questa puntualizzazione dopo la serata di ieri sull’onda dell’emotività suscitata dallamanifestazione nel suo insieme, dalla nostra magnifica banda che ci onora sempre della sua presenzaealla quale va sempre un GRAZIE grande cosi, e dal FALO’ che si è rivelato all’altezza delle aspettative. In realtà ha nicchiato un po’ a brillare facendosi attenderefinché la caparbietà dei ”fuochisti” ebbe il sopravento premiando cosi l’attesa dei presenti all’avvenimento con isogni e leovvie fantasie che automaticamente vengono suscitate nei partecipanti a simili manifestazioni … le stesse che sorgono quando ognuno di noi contemplain silenzio le fiamme di un qualsiasi focolare o caminetto. Come da accordi, chiudolasciando il compito di un resoconto circostanziato e meglio dettagliatodell’evento ad una firma di maggior prestigio rispetto a quella del solito.
Domenica 12 gennaio, come stabilito a dicembre, si è svolta la prima uscita addestrativa della S.I.A. del 2020 nello stupendo scenario dell’Alpe Devero in alta Val Formazza nel cuore delle Alpi Lepontine. Il ritrovo era fissato all’uscita autostradale di Legnano dove ci siamo uniti alla squadra dei melzesi coi quali, percorrendo la statale del Sempione abbiamo imboccato la strada per la Val Formazza e sorpassato Crodo abbiamo raggiunto Baceno da dove abbiamo imboccato la diramazione per Goglio, dove una stradina più ripida conduce infine all’Alpe Devero che abbiamo trovato straordinariamente affollata di gente venuta a godersi la bellissima giornata, alcuni utilizzando gli impianti di risalita ma la maggior parte (per fortuna) godendosi la fatica della salita con ciaspole e pelli di foca. Dopo un paio di ore di risalita ci si accampava al dosso sottostante la vetta del Monte Cazzola a causa della stanchezza accumulata e dal fatto che proseguendo non si aveva più la protezione del bosco e il vento gelido la faceva da padrone. Il sottoscritto e un altro paio di temerari abbiamo comunque raggiunto la cima posta a 2.330 mt. anche se purtroppo abbiamo potuto godere per brevissimo tempo dello stupendo panorama che si apriva ai nostri occhi dalla vetta circondati dalle cime innevate e vedendo in lontananza la catena Helsenhorn – Cervandone.
Nell’ultimo mese e mezzo i componenti della S.I.A. hanno effettuato due uscite, la prima per definire il programma per il 2020 e la seconda come esercitazione in ambiente innevato. Come da tradizione, il 22 dicembre ci siamo ritrovati in frazione Rancio di Lecco da dove parte il sentiero che, lungo le pareti del Monte S. Martino, conduce al Rifugio Piazza gestito dagli amici alpini del Gruppo di Rancio Laorca per quello che è l’appuntamento finale dell’anno nel corso del quale vengono ricordati nella cappelletta adiacente il Rifugio, i componenti della Squadra che sono “andati avanti”. Al termine del momento di raccoglimento prendiamo possesso della saletta, ultimamente restaurata, dove inizia la riunione volta alla stesura del programma addestrativo dell’anno entrante stabilendo le località e soprattutto le date dove svolgere le future esercitazioni. Naturalmente essendo in periodo natalizio e sentendo l’aria di festa, terminato l’impegno “ufficiale” ci si concede di festeggiare in buona compagnia la gioia di ritrovarci insieme scherzando e godendo di quella bella giornata deliziata dal buon cibo preparato dagli amici alpini. Nel pomeriggio si riprende la strada del ritorno e, raggiunte le auto ci si scambia gli ultimi auguri rientrando a baita.
Come ogni anno e’ di dovere l’assemblea di gruppo mirata ad esaminare quanto fatto durante l’annata nei pro e nei contro con uno sguardo sull’attività futura.Prima di iniziare la riunione alla presenza di Rodeghiero a rappresentare la Sezione, accompagnato dai consiglieri Pivae Piccioni avvenne il saluto alla bandiera seguito da un attimo di raccoglimento in ricordo dei nostri “andati avanti” assieme ai caduti in servizio nelle Forze Armate, dopo il quale si affrontarono gli argomenti in scaletta. Prese la parola il capogruppo Morlacchi Angelo. La sua relazione annuale fu stringata, essenziale su quanto il gruppo abbia operato nelle varie occasioni dell’anno trascorso e con la partecipazione alla vita sociale della sezione avvenuta in modo soddisfacentea cominciare con il prima, il durante e dopo l’Adunata Nazionaleo del centenario a Milano e alle manifestazioni dei vari gruppi sezionali. Il capogruppo si premurò di ringraziare quanti avevano collaborato al buon andamento del gruppo riconfermando la sua decisione di lasciare l’incarico per motivi personali e comunque noti a tutti i soci. Va rimarcato come la relazioneannuale assiemealla successiva, economica, siano sempre a disposizione dei soci il cui numero, durante la serata, è stato notevole considerando il fatto che molti erano impossibilitati a presenziare giustificati dalla lontananzao per impegni improrogabili. Al capogruppo seguì la lettura sulla situazione economica dove si sonoevidenziatele spese che quest’anno si sono dovute affrontare: acquisto della nuova cucina, della caldaia per il riscaldamentoper finire con il nuovo frigo-bar: tutti elettrodomestici ”giunti quasi in contemporaneaa fine corsa … un’autentica congiura“. A questo vanno aggiunti i normali pagamenti di bollette e varie per la manutenzione della baita stessa, delle attrezzature, (rasaerba, trattorino, ecc.). Ambedue le relazioni sono state approvate per alzata di mano.
Inizio questa relazione chiedendo un momento di silenzio per ricordare i componenti delle forze dell’ordine che hanno perso la vita nell’espletamento del loro dovere, ma anche familiari e amici del Gruppo che non ci sono più; ed anche due grandi Alpini che hanno fatto la storia della sezione di Milano Cesare Lavizzari e Antonio Fenini ed il capigruppo di Abbiategrasso Alfonso Latino che sono “andati avanti” nel corso del 2019. Nei primi sei mesi di quest’anno gli sforzi di tutti gli alpini della sezione di Milano sono stati rivolti alla grande Adunata del Centenario. Alcuni erano dubbiosi circa la buona riuscita di questa grande manifestazione. Per chi ha partecipato è stata una grande esperienza e un privilegio in quanto protagonista di questa grande avventura. L’impegno e il sacrificio di molti Alpini e Amici degli Alpini milanesi merita un grande grazie da parte dell’intera Associazione. Non nego che ci sono stati mugugni e qualche discussione, come per ogni attività e a qualunque livello, ma alla fine tutto si è risolto per il meglio. E’ stato difficile far capire che quella di Milano sarebbe stata un’ Adunata diversa dalle altre per vari motivi, non ultimo la grandezza della città che la faceva sembrare non pienissima ed anche la mancanza delle bandiere nella periferia. Siamo comunque arrivati bene alla fine dell’Adunata avendo affrontato e portato a termine un intenso programma. La sezione di Milano coi suoi Alpini e Amici è uscita a testa alta e con onore da questa grande prova. La celebrazione del Centenario si è conclusa lunedì 8 luglio con la cerimonia ufficiale culminata conlo scoprimento di una targa in Galleria Vittorio Emanuele dove si è ufficializzata e ha avuto la sua prima sede la nostra associazione che era nata dall’incontro e dalla volontà di poche decine di reduci della Prima Guerra Mondiale.
Conclusione di una bella esperienza (Gennaio 2020)
CONCLUSIONE DI UNA BELLA ESPERIENZA
Venerdì 22 novembre, ospiti degli amici alpini del Gruppo di Melzo, abbiamo partecipato alla chiusura ufficiale della bella esperienza intrapresalo scorso settembre quando abbiamo avuto la fortuna di accompagnare 17 studenti della 5° classe del Liceo Scientificodell’Istituto Macchiavelli di Pioltello nella visita delle gallerie del Pasubio e dei luoghi che hanno vissuto una delle pagine più cruente della Grande Guerra. Come ci eravamo ripromessi quando ci siamo salutati al rientro da questa bella avventura, ci siamo ritrovati per passare una serata conviviale nel classico spirito alpino, attorno ad un tavolo, alla buona, ma in altrettanto buona compagnia. Tutto è naturalmente filato liscio come l’olio (ed altri liquidi presenti) ed al termine della cena conviviale abbiamo potuto rivedere le immagini della due giorni e ripercorrere i momenti belli passati in compagnia, ma la sorpresa più coinvolgente ce l’hanno regalata i ragazzi che si sono cimentati nella realizzazione di un bellissimo filmato da loro stessiinterpretato nel quale hanno raccontato questaesperienza dal loro punto di vista e le emozioni che hanno riportato in questi due giorni passati con gli alpini in montagna. Ringraziamo quindi di cuore gli amici del Gruppo di Melzo per la calorosa ed ospitale accoglienza e le ragazze e i ragazzi della Scuola per il loro impegno e alle insegnanti per il costante e prezioso lavoro svolto.
di questo mese … siamo arrivati al giro di boa che ci ha visto veramente impegnati già dai primi giorni: occorre una sosta per rinfrancarci un po’ e a tal proposito arriva giusta e ad hoc la cassoeola autunnale in programma per il 15 novembre. Si tratta di un piattomolto atteso dai tanti che da tempo si sono prenotati. Il numero è decisamente alto, ci vorrebbe un piano mansardato nella nostra baita. Detto ciò riandiamo, per dovere di cronaca a quanto fatto, specialmenteper chi a causa d’impossibilità e/o svariati motivi non ha potuto presenziare.E’ stata partecipe la visita ai cimiteri, a trovare i nostri soci “andati avanti “ come recita illessico alpino; eravamo una decinaarmati di piantina deivari cimiteri,sono più di unoe ogni volta ci si trova incerti sull’ubicazione di qualchetomba. Tranquilli, non abbiamo dimenticato nessuno concludendo sempre al sacrario dei caduti di tutte le guerre: in contemporanea si rinnovano quasi da cronometro gli incontri seppur casuali con gli alpini dei gruppi vicini impegnati nello stesso dovere morale; credo che tutto questo faccia veramente onore alla nostra Associazione e ce lo confermano le tante persone che incrociamo nei vari camposanti.
Nella settimana dal 5 al 10 novembre si è tenuta l’ESERCITAZIONE di ProtezioneCivile denominata VARDIREX 2019, giunta quest’anno alla sua seconda edizione e dislocata in tre basi di lavoro (2 in Liguria e 1 in Lombardia). Questa esercitazione, unica nel suo genere perché coinvolge circa 850 operatori tra volontari dell’Associazione Nazionale Alpini e militari dell’Esercito che operano, seppur nelle rispettive specialità, in sintonia al fine di testare le capacità operative dei partecipanti simulando l’intervento in caso di calamità causata da terremoto o grandi alluvioni predisponendo un vero campo di accoglienza provvisto di ogni necessità, dalle tende pneumatiche, al posto medico, alla cucina, alla mensa, ai servizi igienici e docce, sala radio operativa e centro logistico/informatico.
19-20 OTTOBRE 2019 A PIACENZA RADUNO DEL 2°RAGGRUPPAMENTO
All’appuntamentonon poteva mancare il nostro gruppo che si presentò con un discreto numero: 6 soci al mattino di domenica 20 u.s. si trovarono puntuali alla fermata del pullman ( il ns. capogruppo era già a bordo mentrel’ottavo, da noi sopranominato l’uomo delle stelle, ci attendevaa Piacenza, giusto per l’esattezza ) il tutto organizzato in collaborazione con il capogruppo di Castano Primo( graziee alla prossima ). Mi piaceva esserci quel giorno perchéavevo già mancato ad alcune date precedenti e per rivivere in quella città, Piacenza, un po’ dell’Adunata del 2013. E’ ovvio, partecipare quest’anno, non è paragonabile all’ evento di allora certamente dipiù ampio respiro .. alpini che arrivano da tutto il mondo … fantastico … che si ritrovano perché sentono di doveresserci, quasi un obbligosequenzialecon l’iscrizione all’A.N.A.Così a Piacenza in quest’ultimo incontro abbiamo potuto rivivere seppur in forma ridotta la stessa atmosfera dell’adunata-madre. Già lungo l’autostrada i pullman carichi di alpini si fiancheggiavano, si superavano,ognuno dei passeggeri si sentiva accomunato dal medesimo scopo, dallo stesso traguardo.
Nell’ambito del Progetto dei CPPC (Centri per la Promozione della Protezione Civile) giunto al terzo anno di svolgimento, in considerazione anche della SETTIMANA NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE, gli studenti dell’Istituto Tecnico Industriale Renato Cartesio di Cinisello Balsamo e l’Istituto di Istruzione Superiore Niccolò Macchiavelli di Pioltello, hanno partecipato ad una attività didattica comune che si è svolta nelle giornate da martedì 14 a giovedì 16 ottobre nell’arco della mattinata scolastica nelle relative scuole. Noi della Sezione di Milano siamo stati assegnati a Cinisello presso l’ITI LSA Cartesio un mega Istituto che ospita oltre 4.000 studenti suddivisi in diversi rami di future specializzazioni delle quali sei classi a rotazione si sono alternate nelle attività proposte dai diversi specialisti di P.C. suddivisi in sei “isole” ognuna con una sua particolare specialità. In un gazebo veniva illustrata l’organizzazione della PC e i comportamenti di prevenzione ed auto protezione, una postazione mostrava l’utilizzo delle radio per sperimentare come funziona la comunicazione in emergenza con tale strumentazione, una unità della Croce Rossa tendeva a far capire come chiamare correttamente i soccorsi e sperimentare alcune semplici, ma importanti, manovre salvavita, un mezzo A.I.B. (Antincendio boschivo) illustrava l’attività dell’antincendio e sperimentava l’attacco al fuoco con l’utilizzo anche da parte dei ragazzi delle manichette a secco.
L’allarme generale è suonato alle ore 3 della notte di sabato 28 settembre, l’esplosione in una azienda chimica a Nerviano ha provocato dei crolli di strutture sotto le quali sono rimasti imprigionate delle persone. Viene subito allestito un centro di coordinamento perle operazioni presso la sede del Gruppo Cinofili di Nerviano, già operativo dalle ore 4, ed allertati i volontari coinvolti nelle operazioni di soccorso.Fortunatamente questa è una esercitazione, denominata MAST 2019, organizzata dalla Città Metropolitana di Milano con il supporto operativo delCCV – MI e che, da venerdì 27 a domenica 29 settembre ha visto coinvolti oltre 850 volontari di 92 organizzazioni appartenentialle specialità idrologico, taglio, misto idrogeologico, logistica, ricerca persone disperse, AIB (anti incendio boschivo) sommozzatori, ricerca cinofila, supporto psicologico, valutazione strutturale dei fabbricati che fanno capo al campo base posto ad Abbiategrasso e che per tutta la durate dell’esercitazione è rimasto in costante contatto radio con tutti i campi operativi nelle varie località dove erano allestite le rispettive zone di intervento.
Nel 1916, dopo l’entrata in guerra dell’Italia contro l’esercito Austro-Ungarico, il Comando Supremo Italiano dislocò truppe sul confine italo - svizzero dal Monte Bianco al Pizzo Scalino in alta Valmalenco. Nel settore Mera-Adda (Valchiavenna-Valtellina) furono dislocati numerosi reparti tra i quali spiccavano 7 drappelli di Alpini sciatori dislocati nelle varie vallate di cui 2 in Valmalenco dove, presso il Rifugio Marinelli siteneva un corso Sciatori agli ordini del Capitano Davide Valsecchi.In quei mesi si alternarono circa 300 alpini dei quali 200 alla Marinelli, 28 all’Alpe Musella e 80 a valle presso la frazione di Tornadri alternando la preparazione sciistica alla manutenzione ed ampliamento del Rifugio e alla miglioria delle mulattiere. Trascorso l’inverno del 1916, la primavera del 1917 si rivelò particolarmente insidiosa a causa delle abbondanti nevicate e quelle condizioni critiche causarono il 1° di aprile una grossa valanga che, staccatasi dal Sasso Moro si abbatté sul Rifugio Musella dove si trovavano i 28 alpini alcuni dei quali si salvarono uscendo dalla cappa fumaria.Purtroppo per 8 di loro non ci fu nulla da fare ed altri 14 furono seriamente feriti, mentre il Caporale paolini riuscì a scendere a Tornadri a dare l’allarme ed immediatamente scattarono i soccorsi. Il giorno seguente dalla Marinelli il Capitano Valsecchi, ignaro dell’accaduto, inviò a valle un drappello dei 42 tra i suoi migliori Alpini sciatori per approvvigionare viveri e legna.
… come già noto dalla foto che il capogruppo Angelo ha messo in rete, sabato mattina alcuni dei soci si sono recati a far visita agli ospiti della casa riposo S. Remigio di Busto Garolfo. Abbiamo accolto l’invito che ci è stato fatto da Simona, l’animatrice, ovviamente in accordo con la direzione. La motivazione base di questo invito è facilmente intuitivae …pecchiamo di presunzione, ci sta … gli alpini sono ben voluti da tutti,in concorrenza con i bersaglieri accattivanti con il loro passo di corsa e le piume al vento, ma quando si parla di alpiniè spontanea e immediata l’immagine di gente buona, che suscita da subito simpatia, simbolo di lavoro e di onestàpronti all’immediato aiuto nelle calamità, tenaci in montagna nonché ligi al dovere anche quello che ti fa sputare l’animaecc… ecc… Certamente tutto questo può sembrare retorica, siamo d’accordo; diversamente vallo a spiegare ilsorriso apparso sul volto degli ospiti al nostro ingresso. Eravamo un piccolo drappello non tanto lontani dalla loro età, purtroppo tranne due gli altri erano vicini a quel limite in cui diventa impossibile sostenere di essere ancora “erba verde”. Allora siccome il discorso rischia di prendere una brutta piega veniamo all’incontro che come scaletta del giorno prevedeva una lezione “richiesta e concordata” sul tema: storia della nostra bandiera italiana.
e 17 splendidi ragazzi e ragazze della 5° classe Liceo Scientifico dell’Istituto Machiavelli di Pioltello che per due giorni, venerdì 20 e sabato 21 settembre, hanno condiviso con noi l’esperienza didattica percorrendo la strada delle 52 Gallerie del Pasubio e visitando i luoghi che hanno visto l’epopea degli Alpini e dei Fanti contrapposti alle armate Austro-Ungariche nel corso della Grande Guerra. L’esperienza è stata resa possibile dalla collaborazione tra gli alpini del Gruppo di Melzo e della S.I.A. e le insegnanti dell’Istituto, le Professoresse Paola Guidotti e Morena Cicolin, vere macchine da guerra che hanno saputo instaurare con gli studenti un rapporto speciale ben rappresentato dall’affetto che i ragazzi hanno dimostrato nei loro confronti. E così, come da programma, puntualmente alle ore 6 di venerdì la partenza da Pioltello e, dopo una breve sosta per colazione in autostrada, eccoci arrivare a Passo Xomo dove, scesi dal pullman troppo grande per salire la tortuosa strada, ci trasferiamo su due pulmini pressi a noleggio che in breve ci portano a Bocchetta di Campiglia da dove inizia l’escursione dopo averci divisi in due gruppi per meglio seguire le spiegazioni storiche che gli alpini incaricati dovevano fornire.
L’8 luglio 1919 a Milano veniva ufficialmente fondata l’Associazione Nazionale Alpini ad opera di un pugno di Reduci che hanno gettato le basi di quella che sarebbe diventata la più grande associazione d’arma del mondo, ma il racconto della storia lo lascio a persone più competenti del sottoscritto, quello che voglio invece raccontare sono le emozioni provate lunedì 8 luglio partecipando alla ricorrenza ufficiale organizzata dalla Sede Nazionale. Personalmente, sarà forse perché dell’Adunata Nazionale ho visto ben poco in quanto impegnato per tutta la settimana nell’organizzazione, ma ho veramente apprezzato questa giornata potendola vivere appieno questa volta da “spettatore” seppur protagonista insieme alle migliaia di alpini che hanno voluto essere presenti a questo evento unico (anche perché anagraficamente un altro centenario sarà per noi impossibile vedere). La cerimonia iniziale ha visto confluire al Sacrario di S. Ambrogio tutte le delegazioni provenienti da ogni parte di Italia per rendere omaggio ai nostri Caduti alla presenza del Labaro Nazionale scortato dal Presidente Favero, del Ministro dell’Interno Salvini, dal Vicesindaco di Milano Scavuzzo, dal Sottosegretario alla Difesa Volpi e dal Comandante delle Truppe Alpine Gen. Berto.
Quando nel 2017 è partito il progetto del Campo Scuola Sezionale, prevedeva un impegno della durata di 3 anni in modo da arrivare al fatidico 2019 in concomitanza dell’Adunata del Centenario che si sarebbe tenuta a Milano, ed in effetti quanto proposto ed accettato da molti si è realizzato anche se, ad onor del vero, strada facendo alcuni hanno deciso di tirare i remi in barca, malgrado ciò l’intero programma può considerarsi portato a termine. Lo scorso anno alla fine dell’esperienza del campo tenutosi a Cesano Maderno era stata aggiunta una appendice in collaborazione con gli alpini della Sezione di Lecco dei quali eravamo stati ospiti per due giorni al Pian delle Betulle ed in quella occasione era nata l’idea di unire le forze ed organizzare l’edizione del 2019 insieme individuando quale scenario la bellissima Villa Grugana a Calco, immersa nel verde e sede del P.I.M.E. gentilmente messa a disposizione per l’occasione. Quella che segue è la cronaca della settimana che ci ha visti impegnati affinché tutto potesse andare alla perfezione e che ha visto i volontari della nostra P.C. Sezionale operare ininterrottamente collaborando con gli alpini di Lecco per fare in modo che i ragazzi si trovassero a proprio agio. Dalla domenica precedente il lavoro si è svolto nel campo alzando le tende della Colonna Mobile, montare le brandine, tirare le linee elettriche e predisporre i servizi fino al mercoledì pomeriggio quando hanno iniziato ad arrivare le ragazze e i ragazzi che avrebbero passato i successivi 5 giorni in comunità.
… non per curiosità ma con l’intento di ritrovare un alpinoche avevo conosciuto a L’Aquila durante il mio impiego di protezione civile a seguito del terremoto del 2009 … avevo sì un numero di telefono ma ormai erano passati 10 anni … una parola … , d’altra parte la coincidenza di unviaggio da quelle parti mi offriva la possibilità di un tentativo che non mi sono lascito sfuggire … ho fatto non bene ma benissimo. Commentavo con un amico alpino del Veneto quanto sia stata ricca di soddisfazioni quell’esperienza … da invidia.Tutto iniziò con l’adunata di Milano, esattamente nella sede del gruppo di Legnano dove un alpino del coro di Ronciglione( Vt), loro ospite,si rese disponibile relativamente alla possibilità di mettermi in contatto con il capogruppo di Accumoli. Fu cosi che dopo l’incontro nella sua città eccolo immediato nella disponibilità, da subito col farmi sentire suo amico e nel presentarci ad ognuno, sottoscritto e moglie, con … il mio amico alpino venuto da Milano …. roba da essere in costante imbarazzo. A seguire è stato un autentico tam-tam “verde”, un passa parola che mi ha permesso, a cascata: uno chiama l’altro, di venire a contatto con gli alpini di Fossa, Accumoli, Arquata del Tronto non tralasciando Amatrice. Non riesco a trasmettervi quanto ecome questi nostri socisiano entrati nel mio mondo dei ricordi … è difficile perchéognuno di noi ha una propria sensibilità che lo guida nel valutare quanto lo circonda e lo coinvolga.