Associazione Nazionale Alpini -
Gruppo di San Vittore Olona- Via Alfieri - 20028 San Vittore Olona (MI)
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Alfa – beta – charlie – delta – eco – foxtrot……sono termini dell’alfabeto ICAO utilizzato nelle comunicazioni di volo che nel linguaggio dei radioamatori abbina ad ogni lettera dell’alfabeto un nome che inizia con tale lettera per evitare errori di interpretazione.Ebbene non posso che plaudire alla decisione presa da qualche tempo dai piloti civili e dai radiofonistiche hanno pensato di boicottare il tradizionale alfabeto sostituendo l’identificativo Italy al posto di quello usato sinora e cioè India e questo in segno di protesta contro l’arresto e la detenzione arbitraria dei nostri Fucilieri di Marina Girone e Latorre da oltre due anni tenuti in ostaggio da una nazione incivile e refrattaria ad ogni logica di giustizia internazionale. Finalmente dei “privati” hanno iniziato a fare quello che avrebbe dovuto fare uno Stato che per ragioni puramente economiche ha chinato troppo il capo davanti all’arroganza dei carcerieri, e cioè emarginare chi non intende sentire ragioni oltre le proprie legate al mero interesse di politica interna. Mi auguro che questo esempio venga seguito da altri in tanti altri modi che possano isolare un paese indegno di sedere in un civile contesto internazionale.
Ci stiamo lentamente ma inesorabilmente avvicinando al traguardo dei due anni di “sequestro e prigionia” dei nostri due Fucilieri di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano La Torre, ostaggi di un paese che non riesce a conciliare la giustizia al suo interno, figuriamoci se rispetta quella internazionale. I nostri due marò sono infatti continuamente rimpallati tra la “giustizia” del governo centrale che si scontra con “quella” (come se ce ne potessero essere di diversi tipi) del Keraral che non riconosce le decisioni altrui e, mentre i nostri governanti impegnano le loro giornate a discutere argomenti che all’uomo comune costretto a fare i conti per arrivare a fine mese sembrano astrusi, i mesi passano e sui nostri ragazzi OSTAGGI sembra stia calando un velo di indifferenza.
Anche quest’anno, come consuetudine, il Pellegrinaggio in Adamello ha visto confluire, dal 25 al 28 luglio, centinaia di alpini che, dai versanti trentino e camuno, hanno inteso onorare la memoria di quanti un secolo fa hanno combattuto la Guerra Bianca in un ambiente le cui altezze ed avversità non sono state più eguagliate. Questo è stato il 50° anniversario della manifestazione e il Pellegrinaggio era dedicato alla memoria di Gianni De Giuli, per oltre un trentennio alla guida della Sezione Vallecamonica ed artefice anni fa del rilancio a livello nazionale del Pellegrinaggio stesso.
Come tutti gli anni il gruppo alpini di Valfurva organizza il pellegrinaggio al sacrario S. Matteo, monumento che si trova al passo Gavia proprio di fronte al ghiacciaio del monte stesso dove sono morti gli alpini durante le guerre che ci hanno coinvolto. Quest’anno in occasione del fatto che eravamo a trascorrere le ferie a S.Caterina Valfurva, un gruppetto di noi di san Vittore Olona, composto da 4 elementi ha potuto presenziare la cerimonia con il gagliardetto. Il ritrovo era fissato al passo Gavia dove aveva inizio lo svolgimento della cerimonia, partendo quindi dal nostro campeggio ci siamo recati lì, dove gli amici alpini della sezione di Milano anch’essi presenti con il Vessillo ci aspettavano.
La cerimonia è appena finita ed eccoci qui a scrivere di questi tre giorni con l’ attendamento poco prima del piazzale delle saline. Partiti alle prime ore dell’alba di venerdì 12 luglio abbiamo fatto tappa a Verona in un supermercato a fare spesa dovendo passare alcuni giorni sul piazzale del Lozze; appena arrivati ci siamo messi alla ricerca di un posto tranquillo fuori dalla bolgia degli altri anni. Tenda piazzata vicino ad un camper in una zona molto silenziosa sia il venerdì che il sabato e pure la domenica. I primi due giorni abbiamo fatto qualche salita per scaldare i muscoli raccogliendo un po’ delle cosiddette “ mughe ” per lo sciroppo o per metterle nella grappa. Il tempo è stato bello durante la giornata, ma alla sera si scatenava sempre il temuto temporale che durava fino all’alba.
Domenico Perrucchetti partecipò alla Seconda Guerra d’Indipendenza come volontario mentre era studente universitario di architettura. Nella Terza Guerra d’Indipendenza (1866) Perrucchetti era a Custozza, sottotenente di fanteria e si guadagnò una medaglia d’argento.Distaccato presso lo Stato Maggiore col grado di capitano, nell’estate del 1872 pubblicò sulla Rivista Militare Italiana uno studio molto accurato dal titolo “La difesa di alcuni valichi alpini e l’ordinamento militare territoriale nelle zone di frontiera”.Voleva costituire un corpo speciale che fosse in grado di sostenere con sicurezza il primo urto e sopperisse alle esigenze della difesa montana, avvalendosi di una conoscenza topografica delle alpi. Questo corpo doveva avere uomini allenati alla vita di montagna e particolarmente addestrati in modo che le loro innate qualità psico-fisiche avessero il massimo rendimento.
Il 49° Pellegrinaggio nazionale in Adamello si è tenuto come consueto nell’ultimo fine settimana di luglio e, rispettando l’alternanza che vede l’organizzazione delle sezioni della Val Camonica e del Trentino, ha visto gli alpini trentini organizzare l’evento che quest’anno era dedicato alla memoria del Capitano alpino Arnaldo Berni. Per chi frequenta le cime valtellinesi ed in particolare della Valfurva, la figura del Capitano Berni, Medaglia d’Argento al V.M., originario di Mantova e mandato a soli 22 anni a comandare il “Battaglione Skiatori Monte Ortler” è leggendaria, tanto quanto è coinvolgente la sua scomparsa sulle pendici del Monte S. Matteo dove cadde il 3 settembre 1918 pochi giorni prima della fine della Grande Guerra e il cui corpo riposa ancora da allora sotto i ghiacci eterni del Gruppo del Cevedale.
Anche quest’anno siamo risaliti in Ortigara dove si è svolto il pellegrinaggio per ricordare le migliaia di persone che sono morte per la conquista di questi monte che gli austriaci controllavano. Alcuni libri riportano che per ogni metro quadrato vi erano 10 militari italiani morti. Venerdì mattina arrivati a Gallio ci siamo fermati a fare spesa in un supermercato in quanto dovevamo passare tre giorni sul Lozze. Arrivati sul luogo abbiamo individuato un posto tranquillo cercando di non intralciare altre persone onde evitare l’inconveniente che si è verificato lo scorso anno. Alla domenica mattina sveglia alle 6 e partenza alle 6,15 per la Colonna Mozza sul Monte Ortigara sebbene sapessi il cambiamento di orario delle celebrazioni abbiamo preferito salire presto e giungere in cima con un’ora e mezza di anticipo.
Sabato 19 maggio, quasi a ideale conclusione delle manifestazioni dell’Adunata Nazionale, una moltitudine di alpini ha invaso Gravellona Lomellina per l’atto conclusivo dell’iniziativa che ha coinvolto per mesi tutta la nostra Associazione: “UNA CASA PER LUCA”. Luca è Luca Barisonzi l’alpino rimasto gravemente ferito in un attentato in Afghanistan al seguito del quale ha riportato una paralisi pressoché totale che lo ha costretto su una sedia a rotelle; a seguito di questa situazione la nostra Associazione si è resa promotrice dell’iniziativa atta a donare a Luca una casa completamente domotica, in grado cioè di rispondere alle sue esigenze e di permettergli di potersi muovere e vivere grazie ad apparecchiature comandate direttamente da lui sulla carrozzina.
Non è una formula chimica o una targa di un’auto ma un modo un po’ enigmistico per definire quanto è avvenuto recentemente in quel di Bolzano ossia l’adunata degli Alpini, la nostra Adunata non nazionale ma mondiale … equesto la dice lunga. Per i non addetti ai lavoriè impossibile capire cosa significhi un’adunata ma non è ugualmente più semplice spiegarlo …ma pure a noi stessi! E’ una manifestazione che in Italia non ha di eguali, è un’enorme macchina che una volta avviata coinvolge di tutto e di più, dalla logistica, all’assistenza sanitaria, alla programmazione, alla viabilità, alla sicurezza ipotizzando di tutto e di più per essere pronti a qualsiasi evenienza.
Come ogni anno siamo andati ad Asiago per il pellegrinaggio che si tiene sull’Ortigara. Siamo arrivati sul Pian del Lozze al venerdì pomeriggio, abbiamo cercato un posto in cui potessimo mettere la tenda, era un posto veramente molto bello e tranquillo. Alla sera abbiamo cenato e verso le 22 siamo andati a dormire. I guai sono iniziati all’una e trenta di notte con l’arrivo di due suv e una panda 4x4, gli occupanti di questi mezzi si sono imbestialiti perché avevamo occupato il loro spazio, hanno iniziato a chiederci in dialetto vicentino “ chi siu “ a farci traballare la tenda, usare la motosega per intimidirci, imprecazioni di ogni genere, una parola sei bestemmie, tutto questo fino alle 5 del mattino.
Leggendo l’articolo - sfogo di Doriano riportato in prima pagina non posso esimermi dal fare alcune (personali) considerazioni alquanto amare. Anni fa avevo da queste pagine denunciato lo stato di degrado nel quale versava piazzale Lozze la sera del sabato antecedente il Pellegrinaggio in Ortigara facendo notare come la zona fosse in mano e di esclusiva “proprietà casinistica” di individui che si ritengono autorizzati a fare i loro porci comodi solo per il fatto di essere del posto. Non a caso l’ultima volta che ho partecipato in compagnia di mio figlio ci eravamo piazzati con la tendina oltre la chiesetta, nella pineta che degrada verso la vetta ed in quel caso abbiamo apprezzato la sacralità del luogo, aiutati anche dallo spettacolo indecoroso offertoci da una breve puntata a valle dove nei tendoni allestiti sembrava di essere all’Oktoberfest e non certamente in un luogodove ci si preparava ad onorare migliaia di giovani Caduti per la Patria.
E’ stata la solita, unica, oceanica, indimenticabile adunata. Quest’anno è la ricorrenza dei 150 anni dell’unità d’Italia e la scelta di Torino, prima capitale della nostra Patria, era inevitabile. Quanti eravamo? moltissimi noi alpini; il confronto con le precedenti adunate mi riesce difficile in quanto non partecipavo da un bel po’ di anni ma questa era troppo importante per non esserci. Le mie quindi sono impressioni soggettive e parziali poiché è risaputo che chi sfila non può avere una visione completa dell’evento che, tra l’altro, andrebbe vissuto su più giornate. Io invece, arrivato comodamente in treno a sfilata iniziata, ho raggiunto, dopo una breve sosta in Piazza Carlo Felice, l’ammassamento da dove, verso le 15, è partita la nostra sezione di Milano per il percorso stabilito.
Quando cala il sipario sull’adunata delle Penne nere, le 21 sono passate da un po’ e noi percorriamo in auto le strade che fino a qualche istante prima erano calpestate da ondate di persone, alpini, alpini in congedo ma soprattutto dalle persone che si sono fatte contagiare dai loro festeggiamenti. Mentre percorriamo quelle strade, quasi deserte, dove gli ambulanti sbaraccano le ultime cose, riusciamo a vedere nei nostri occhi la sfilata appena terminata dove hanno marciato dalle prime ore del mattino tutte le sezioni. Quasi al termine della sfilata, mentre avanzavano inquadrati gli ultimi gruppi, arrivava anche un po’ di pioggia a stemperare il clima di una giornata quasi estiva.
Sono 150 gli anni trascorsi da quel 17 Marzo 1861, giorno in cui la nostra Patria , l’Italia, cominciava la sua avventura di nazione unita e indipendente. In questo giorno oggi tutti i comuni , spero, d’Italia hanno festeggiato la ricorrenza e tutti i gruppi alpini , ne sono certo, hanno organizzato identiche iniziative. Il nostro gruppo, come da istruzioni della nostra Sede nazionale, alle ore 9, presenti un bel gruppo di iscritti a cui si sono uniti Sindaco e qualche assessore e consigliere comunale oltre agli amici carabinieri e pochi altri, ha effettuato l’alzabandiera davanti alla nostra sede. Il tricolore è salito sul pennone accompagnato dalle note dell’inno di Mameli cantato da tutti i presenti. Identica cerimonia si è tenuta alle ore 11 davanti al palazzo comunale; dopo le parole del Sindaco, l’alzabandiera, sulle note suonate dal Corpo Bandistico Sanvittorese, ha visto la partecipazione, oltre a tutti quelli che erano venuti presso la nostra sede, anche di un buon numero di cittadini. Buon compleanno Italia !!!!!! Alla fine e dopo il rinfresco, i componenti del nostro gruppo hanno portato il loro saluto agli ospiti della casa di riposo che hanno, come sempre, molto gradito la nostra presenza.
Nei giorni 23, 24 e 25 luglio nelle vallate che circondano il massiccio dell’Adamello si è svolto il 47° pellegrinaggio organizzato dalle Sezioni di Trento e della Valle Camonica. Questa edizione era intitolata alla memoria di due personaggi che durante la guerra bianca erano nemici sugli opposti versanti e che nel 1968 si sono stretti la mano sulle nevi che li avevano visti protagonisti di epiche imprese: il Colonnello Fabrizio Battanta e il Major Alfred Schaltz. All’alba di venerdì mi ritrovavo con un gruppo di alpini della nostra Sezione a Vaprio d’Adda dove era fissato il ritrovo e, formati gli equipaggi, partivamo alla volta della Val Rendena e precisamente a Spiazzo dove era stato allestito il punto di partenza delle colonne che avrebbero raggiunto il Rifugio Carrè Alto dal versante trentino. E dato che quando la sfiga ci si mette raggiunge sempre il suo scopo, ecco che dopo aver mangiato qualcosa ed esserci caricati in spalla gli zaini incamminandoci sul sentiero, dopo circa due mesi di siccità e caldo torrido, puntuale e previsto si scatena una intensa perturbazione sotto forma di una serie di temporali anche violenti che ci accompagnano per tutte le 4 ore impiegate a raggiungere il rifugio posto a quota 2.400 mt.
Anche questa’anno il nostro gruppo era presente sul Pasubio e poi in Ortigara. Il viaggio inizia con una sosta al santuario di Monte Berico (Vicenza), poi si prosegue per le valli del Pasubio sino a raggiungere la località di Omo per poi arrivare sul piazzale antistante l’ingresso delle 52 gallerie; qui abbiamo lasciato le macchine e preso lo zaino leggero e le torce elettriche abbiamo cominciato la salita. Ogni galleria è dedicata ad una personalità od a una regione, la galleria più lunga che abbiamo incontrato non finiva mai (386 m.)esaliva a spirale. Da qui nasce la mia prima considerazione: quanta fatica, quanti morti e quanti patimenti per riuscire a espugnare gli austriaci da quelle vette.
BERGAMO 2010... Adunata bagnata ma fortunata! (Luglio 2010)
BERGAMO 2010…Adunata bagnata ma fortunata!
E’ l’alba di venerdì 7 maggio e siamo pronti per partire alla volta di Bergamo per essere come sempre presenti al più importante degli appuntamenti che ogni anno riuniscono centinaia di migliaia di Alpini, amici simpatizzanti e tante persone che, incuriosite, si uniscono a noi; si tratta dell’annuale Adunata Nazionale degli Alpini. Siamo un poco titubanti e preoccupati, le previsioni meteo sono poco rassicuranti e la pioggia è già caduta in abbondanza nei giorni scorsi, ci si chiede cosa accadrà nei quattro giorni che ci attendono densi di impegni e di appuntamenti e manifestazioni che si svolgeranno sempre all’aperto. Arrivati a Bergamo, nel posto a noi assegnato, ci rendiamo conto che non è possibile nemmeno camminare a piedi poiché il campo predisposto per gli attendamenti è un mare di fango e solo con le ruspe e i trattori si può tentare di transitarvi.
L’aver partecipato a due turni con la Protezione Civile in Abruzzo non mi autorizza allo sciocco autoincensamento dell’… io c’ero … tutt’altro pensando a quanto sotteso durante questa ulteriore esperienza di volontariato. Da allora, per quanto mi riguarda, ogni volta si presenti l’occasione di vedere qualche programma in tv o partecipare a serate inerenti a quella terribile calamità del terremoto mi trova coinvolto sia emotivamente sia sulle speranze inerenti allo specifico o all’auspicabile totale recupero … sulla cui realizzazione primeggiano non pochi dubbi. Ho aderito volentieri ad accompagnarmi agli amici del gruppo per partecipare alla serata indetta dall’amministrazione comunale e dal gruppo degli alpini di Abbiategrasso durante la quale è stato “affidato” il cospicuo assegno di 60.000,00 euro quale contributo pro Abruzzo.
Don Carlo Gnocchi ... finalmente Beato ( Dicembre 2009 )
Don Carlo Gnocchi… finalmente Beato!
Sabato 24 e Domenica 25 Ottobre un’importante cerimonia che coinvolgeva in particolar modo tutti gli Alpini, aveva finalmente inizio, si trattava nientemeno che della tanto attesa beatificazione di Don Carlo Gnocchi cappellano Alpino che ha partecipato in prima persona alla tragica Campagna di Russia. Penso che non sia necessario spendere parole sulla sua vita, poiché tutti sanno come Lui stesso in prima persona abbia vissuto le tragedie di questa triste vicenda e come poi abbia proseguito nell’assistenza di chi aveva bisogno, in particolar modo i mutilatini di guerra.
Anche nel nostro Gruppo, così come richiesto dalla Sede Nazionale, mercoledì 8 luglio è stato ricordato il 90° anniversario della fondazione dell’Associazione Nazionale Alpini. Rispecchiando il programma che lo scorso anno ci aveva visti ricordare la fine della Grande Guerra, anche questa cerimonia ha volutamente rispecchiato un cerimoniale semplice, ma allo stesso tempo denso di significato che prevedeva la lettura della Preghiera dell’Alpino, seguita dal messaggio che il Presidente Nazionale Perona a voluto far giungere a tutti i Gruppi, il tutto preceduto da quello che da sempre è il gesto più importante per noi alpini: l’Alzabandiera. Il sapere che contemporaneamente la stessa cerimonia veniva celebrata in oltre 4.300 sedi di Gruppi alpini sparsi sul territorio nazionale, dava la vera consapevolezza di appartenere ad una grande famiglia che si riconosce in valori ed ideali che ci hanno tramandato i nostri Veci e che è nostro dovere trasmettere alle future generazioni.
Anche quest’anno il “nostro Gruppo” è salito sull’altipiano dei sette comuni per partecipare alla commemorazione di due storiche date: il 90° compleanno della nostra associazione con una cerimonia che si è svolta in Asiago e alla ricorrenza annuale che si ripete ormai da decenni, caratterizzata dal costante aumento degli alpini sia alla Chiesetta del Lozze che in vetta all’Ortigara in virtù di quel motto scolpito sulla Colonna Mozza “Per non dimenticare”. Tre parole celebrate dal’ nostro presidente Perona con una commossa analisi della nostra associazione, della sua vitalità e validità attuale e futura.
Il giorno della partenza tanto atteso è arrivato, tutto è pronto non manca più nessuno e allora partiamo. Questa è la prima volta che partecipo ad una adunata e sono impaziente di arrivare a Latina per assistere a ciò di cui avevo solo sentito parlare. Il viaggio si preannuncia regolare senza particolari difficoltà. Si era discusso spesso sull’esperienza, o meglio disavventura, vissuta l’anno passato con il furgone ed eravamo fiduciosi che questa volta tutto sarebbe filato liscio come l’olio, ma all’altezza di Firenze, il furgone ci lascia a piedi.
E’ la costante emonotona risposta alle domande presentate dai vertici dell’ANA al comitato organizzativo dell’Adunata di Latina: il tesoriere nazionale Casini durante il suo intervento in quel di Milano non riuscì a mascherare il senso di impotenza e sconfortante fatalità. L’atmosfera dell’attesa era scoraggiante … no questo … no quell’altro … per questo non si sa … per quell’altro se po’ fa!! Nonostante queste prospettive piuttosto funeree gli alpini hanno “impugnato” l’ascia di guerra e sono partiti convinti che qualcosa di buono ne sarebbe uscito. Tutti i gruppi si sono attivati singolarmente rimpiangendo le comodità, la sicurezza dell’attendamento sezionale.
Nei giorni 9 e 10 maggio la città di Latina, e tutta la sua provincia con estensioni per tutto il Lazio, ha vissuto l’esperienza di ospitare l’Adunata Nazionale degli alpini. E’ stata a dire il vero una Adunata un po’ anomala, in quanto, fino alla domenica mattina a sfilata iniziata, il dato che più saltava agli occhi era…l’assenza degli alpini, non ho mai visto in 32 anni di adunate, vie e piazze principali della città designata libere dalla presenza di gente, o perlomeno non invase da faticare a camminare.
Domenica 19 aprile siamo andati ad Arese per l’inaugurazione del Monumento agli Alpini. L’ammassamento si è svolto presso il Comune poi vi è stata l’Alzabandiera, dopodiché abbiamo sfilato per le vie di Arese con in testa la fanfara alpina di Abbiate Guazzone e dietro, a seguire, i vessilli di alcune sezioni ed i gagliardetti e i numerosi alpini presenti. Lungo il percorso per raggiungerela chiesa Maria Aiuto dei Cristiani vi era qualche abitante che, svegliatosi per la banda che intonava il trentatre, guardava fuori dalla finestra con un po’ di disappunto; ma vi era qualcun altro che applaudiva e diceva bravi.
Anche quest’anno, precisamente l’8 marzo, gli alpini della Sezione di Milano si sono ritrovati presso l’auditorium dell’Istituto dei Tumori di Milano per la loro Assemblea Generale, momento di verifica e di programmazione della vita associativa. Come sempre, dopo la verifica dei poteri e l’attribuzione degli incarichi interni all’assemblea, si è proceduto alla consegna dei riconoscimenti ai Socicon 50 anni di iscrizione all’Associazione tra i quali il nostro Vecio Giovanni Nicoletti che, con evidente emozione, ha ritirato la medaglia e l’attestato dalle mani del Presidente Urbinati.
Per gli assenti alla Santa Messa nel Duomo di Milano il 14.12 u.s. questo articolo potrebbe significare un discreto monito a non mancare il prossimo anno. Ciò vale in primis per il sottoscritto che, per svariati motivi, è mancato più di qualche volta e ha voluto riesserci con un discreto numero di soci del gruppo.
E finalmente, all’alba del 15 gennaio dell’anno di grazia 2009, sembra che il Parlamento abbia deciso di ripristinare il reato di “Offesa a Pubblico Ufficiale” caduto, per così dire, in disuso e che negli ultimi anni ha permesso a qualunque malintenzionato di offendere, ingiuriare e maledire i rappresentanti delle Forze dell’Ordine.
E tale comportamento avrebbe rasentato il ridicolo, se non ci fosse stato da piangere, considerando che i rappresentanti della Legge avevano meno diritti degli altri normali cittadini che, se offesi, possono far valere le proprie ragioni legalmente.
Questo dava a delinquenti, piccoli e grandi, la possibilità di insultare chi, non dimentichiamolo, rappresentante lo Stato, stava svolgendo il suo compito.
Ora ci si augura che, dopo questa correzione di rotta, si torni giustamente a perseguire il reato di vilipendio alla Bandiera che rappresenta TUTTI gli italiani e gli ideali per i quali tanti, prima di noi, hanno sacrificato il bene più grande.
Concerto del Coro ANA al Teatro Arcimboldi di Milano (Gennaio 2009)
Concerto del Coro ANA al Teatro Arcimboldi di Milano
In occasione del 90° Anniversario della Vittoria della Prima Guerra Mondiale, al Teatro degli Arcimboldi di Milano, il 15 Novembre alle ore 21, si è svolto un Concerto straordinario del Coro ANA di Milano e dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi.
Alcuni soci del Gruppo Alpini di San Vittore Olona, tra i quali c’ero anche io, si sono recati al teatro per poter essere spettatori del bellissimo evento.