Associazione Nazionale Alpini -
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Il giorno 10 agosto, organizzato come sempre dagli alpini del Gruppo di Lanzada si è tenuta la commemorazione in ricordo degli alpini caduti un secolo fa. La cerimonia ricorda la tragedia dello Scerscen avvenuta tra l’1 e il 2 aprile 1917. In quel periodo erano numerosi gli alpini che erano di stanza nei rifugi sul gruppo del Bernina soprattutto al Marinelli. La loro presenza aveva uno scopo duplice. Da un lato serviva per addestrare le truppe che dovevano combattere sui rilievi alpini. Dall’altro era fondamentale anche il controllo proprio di quelle cime sempre innevate, considerate dal comando generale italiano un punto strategico nell’ambito della guerra che si combatteva ad alta quota. Una prima valanga - l’1 aprile - travolse i 28 alpini di stanza al Rifugio Musella. Per 8 di loro non ci fu scampo. Il giorno seguente, mentre stavano intervenendo per prestare soccorso, altri militari furono colpiti da una seconda valanga nel Vallone dello Scerscen E in quel caso le vittime furono 24. Come ogni anno alternativamente al Rifugio Marinelli e nel vallone nel punto denominato “Cimitero degli Alpini” a quota 2.370 viene reso onore alla memoria di questi giovani che hanno perso la loro vita fra quelle splendide ma severe montagne. Quella di quest’anno si è svolta nel vallone complice una giornata bellissima con cielo terso e sole che illuminava le cime innevate che circondano il cippo che riporta i nomi dei Caduti, nomi che sono stati letti, uno ad uno, all’inizio della cerimonia prima della S. Messa officiata da Don Simone alla presenza di numerosi gagliardetti e dai Vessilli delle Sezioni della Valtellina, di Alessandria, di Lecco e della Sezione Abruzzi accompagnato dal Consigliere nazionale Antonio Di Carlo che ha ricordato che ben 5 degli alpini caduti provenivano da quella lontana Regione. La nostra Sezione era presente con il gagliardetto del nostro Gruppo e da quello di Bollate da dove proveniva uno dei giovani, ma per tutti il ricordo e la riconoscenza per il loro sacrificio è stata la motivazione che ci ha spinto ancora a salire lassù onorando la frase scolpita nella Colonna mozza sull’Ortigara: “Per non dimenticare”
Sabato 7 settembre siamo saliti in vetta al monte Due Mani, una montagna appartenente alle Prealpi bergamasche posto a 1.666 mt. dalla cui sommità si gode una spettacolare vista sulla Valsassina, la Val Taleggio, il Resegone e il lago di Lecco che si protende verso la Valtellina e che in giornate limpide consente di spaziare sino alla pianura lombarda. Ma questa nostra escursione non aveva in fine paesaggistico bensì quello di onorare la memoria di un socio e grande amico quale era Francesco Figel, capogruppo degli alpini di Arconate, Consigliere sezionale, Direttore Didattico scolastico, socio della S.I.A. dall’inizio e grande amante della montagna, quella montagna sulla quale il giorno 10 febbraio 2002 ha purtroppo perso la vita proprio durante un’uscita addestrativa della Squadra. Successivamente è stata posta ai piedi della grande Croce di vetta una targa in ricordo di Francesco e la “visita” a questa targa, così come a quella in ricordo di Giorgio Mazzucchi, viene inserita ogni anno nel calendario delle uscite perché non vada persa la memoria dei nostri amici “andati Avanti”. Quindi anche quest’anno risalendo la tortuosa strada che conduce alla forcella di Olino sovrastante l’abitato di Morterone (il più piccolo Comune italiano) e lasciata l’auto, abbiamo iniziato la salita che, fra nuvole basse e branchi di camosci, ci ha condotto in vetta dove è situato anche un bivacco metallico negli ultimi tempi vittima purtroppo dell’ignoranza e maleducazione (per non dire idiozia) di certi vandali che si definiscono “alpinisti anarchici” che con l’ alpinismo non hanno nulla a che fare, ma che dimostrano unicamente di non amare la montagna danneggiando ed imbrattando la struttura con l’unico risultato di paventare addirittura lo smantellamento definitivo di una struttura creata per dare aiuto e riparo agli alpinisti in difficoltà.
E anche quest’anno i componenti della S.I.A. hanno mantenuto la tradizione di portare un omaggio floreale e un ricordo alla targa che commemora Giorgio Mazzucchi figlio di Franco, fondatore della squadra, da lui fortemente voluta nel lontano 1985 per onorare la memoria del suo bocia morto cadendo in un canalone il 23 aprile del 1982 a soli 26 anni mentre effettuava una scalata in Grigna. Franco Mazzucchi, scomparso nel novembre del 2008, ha sempre avuto a cuore la sicurezza in montagna e gli oramai pochi di noi della vecchia guardia lo ricordano sempre per primo sul posto dell’esercitazione mensile ad attendere i partecipanti armato di cartina, bussola e programma dettagliato della giornata e guai ad arrivare tardi!Era comunque un uomo di gran cuore e sempre disponibile ed è per rispettare la promessa fattagli quando oramai non poteva più fisicamente essere con noi di non dimenticarci di questo appuntamento che domenica 25 agosto siamo saliti al Rifugio Rosalba in Grigna da dove, dopo una piccola sosta, abbiamo proseguito alla forcella punto di arrivo del “Sentiero Giorgio” (anche questo voluto da papà Franco) e da lì raggiungere il canalino dove è posta la targa ricordo e dove abbiamo posto un mazzetto di fiori di campo ed è stata recitata la Preghiera dell’Alpino prima di fare ritorno al rifugio per rifocillarci. All’uscita erano presenti le nuove leve della squadra che, ne siamo sicuri, continueranno a perpetrare questa tradizione con lo stesso spirito che da 40 anni ci porta lassù.
Domenica 21 aprile alcuni componenti della S.I.A. hanno effettuato la prevista uscita addestrativa nella località di Baveno e precisamente sulla Ferrata dei PICASASS inaugurata nel 2016 dalla Sezione CAI di Baveno e il cui nome è stato scelto in onore e ricordo di tutte quelle persone, i “picasass” (scalpellini) appunto che fin dall’800 hanno lavorato all’estrazione e alla lavorazione del famoso granito di quelle cave utilizzato per la realizzazione dei più importanti monumenti, primo fra tutti il Duomo di Milano. Arrivati all’attacco dopo meno di un’ora dalla partenza dal posteggio delle auto, è iniziata la “vestizione” utilizzando i dispositivi obbligatori di sicurezza, casco, imbrago, set da ferrata, il tutto naturalmente omologato per ottemperare alle disposizioni stabilite dal Soccorso Alpino e che dovrebbero essere da tutti osservate, infatti abbiamo dato una controllata a due ragazzi in procinto di salire, uno dei quali utilizzava una imbragatura dell’anteguerra chiaramente non idonea all’uso che ne stava facendo e priva di dissipatore in caso di caduta e consigliandogli di provvedere al più presto alla sostituzione anche perché in caso di intervento del Soccorso, se si riscontrano attrezzature non certificate, si deve pagare di tasca propria le spese relative, oltre al rischio di mettere in pericolo la propria vita per poche decine di euro. Ma finalmente si parte e per un’ora e mezza ci godiamo l’arrampicata, sempre in sicurezza, sulla parete attrezzata e concedendoci spesso la splendida vista del Lago Maggiore, del Golfo di Verbania e delle Isole Borromee sotto di noi, nonché delle cime montane ancora ricoperte di neve che fanno d corollario alle valli e ai laghi e godendo di una giornata ideale per questo tipo di attività con una temperatura gradevole. Come ho detto il percorso è veramente ben studiato ed attrezzato, con molti cambi “volanti” ma senza eccessive difficoltà se si tolgono due passaggi alquanto tecnici, quali una cengia strapiombante con un terrazzino che “butta fuori” completamente esposto nel vuoto e il ponte tibetano di quelli lunghi monofilo per i piedi da fare quindi in laterale posto appena prima dell’arrivo sulla vetta del Monte Camoscio che segna il termine della ferrata vera e propria e si congiunge con il sentiero normale che sale da valle. Naturalmente non poteva mancare la foto di gruppo per ricordare la bella giornata con sullo sfondo addirittura lo skilab di Milano con le sue torri e grattacieli visibili chiaramente e, dopo esserci tolta l’attrezzatura dell’arrampicata ci siamo concessi il “rancio” e come sempre anche un semplice panino in quell’ambiente e in compagnia diventa un pasto completo dividendosi quanto portato nello zaino. Dopo aver pranzato decidiamo di non scendere subito dal sentiero più breve ma di fare un giro più lungo passando dal Monte Crocino e dall’Alpe Vedabianon prima di esserci fermati al vicino rifugio “Papà Amilcare” di proprietà degli alpini del Gruppo di Baveno dove abbiamo fatto la conoscenza del Capogruppo intento alla sistemazione in vista di una prossima festa in quota e constatando purtroppo che la riduzione del numero e la scarsa partecipazione dei soci sono un problema associativo comune. Ripresa la marcia e completato il giro che ci eravamo prefissi, in meno di un paio d’ore siamo ritornati al posteggio dove, dopo i saluti e l’arrivederci alla prossima uscita siamo rientrati a casa soddisfatti per una bella e gratificante giornata che ha contribuito a rafforzare l’amicizia che ci lega e che fa da collante ad ogni nostra iniziativa. Franco
Domenica 21 gennaio la squadra della S.I.A. ha effettuato la prevista uscita addestrativa in ambiente innevato prevista con simulazione della ricerca dispersi sotto valanga. Le condizioni climatiche che prevedevano un elevato rischio di valanga hanno sconsigliato di rispettare il programma originario che prevedeva l’uscita in Val Vannino, una traversa della Val Formazza, convincendo i partecipanti a ripiegare su una più sicura destinazione quale il Monte Cazzola all’Alpe Devero. Erano presenti una decina di soci che, chi con ciaspole e chi con sci, hanno intrapreso la salita attraverso il bosco sino ad arrivare ai piedi del Cazzola passando dal bellissimo alpeggio dell’Alpe Misanco sfidando un clima veramente glaciale che ha alla fine intralciato non poco lo svolgimento dell’esercitazione la cui finalità è stata comunque raggiunta riuscendo ad accumunare ed unire elementi “storici” con nuove entrate che, ci si augura potranno portare avanti la tradizione della Squadra così come immaginata e realizzata 30 anni fa dal fondatore Franco Mazzucchi.
Il programma della Squadra prevedeva per domenica 12 febbraio l’uscita in ambiente innevato in Val Locana con destinazione il Rifugio Jervis, ma purtroppo vista la scarsità della materia prima (la neve) in quella zona e il fatto che avremmo dovuto attraversare la zona di Ivrea dove si sarebbe festeggiato il carnevale con gli inevitabili problemi di traffico, si è deciso di “accontentarsi” di una meta più vicina seppur non così leggera quale la salita ai Piani di Artavaggio con partenza da Moggio in Valsassina.Così di buon mattino una dozzina di vecchi e nuovi soci della SIA si sono dati appuntamento al parcheggio all’uscita dell’abitato di Moggio e senza indugio, anche per contrastare il freddo pungente, hanno imboccato il sentiero n. 724 denominato “del Vallone” che risalendo la destra orografica dell’omonimo torrente dopo circa due ore e 800 mt. di dislivello arriva nella conca dei Piani di Artavaggio sempre rimanendo sotto il tracciato della funivia. Arrivati in quota una giornata limpidissima all’insegna del sole più “sfacciato” certamente non riconducibile al periodo invernale ci ha convinti a raggiungere al più presto il “nostro” posto alle spalle dello storico Albergo Sciatori purtroppo da tempo chiuso e abbandonato dove abbiamo consumato il rancio al sacco e facendo letteralmente sparire in un attimo il monumentale salame come sempre portato in quota dall’amico Ciccio di Melzo. Terminato il momento conviviale abbiamo dato inizio all’esercitazione di ricerca sotto valanga accontentandoci della neve presente che ci ha comunque consentito di spiegare l’utilizzo dell’ apparato ARVA ricercando quello nascosto sotto lo strato nevoso e di esercitarci nella ricerca con la sonda al fine di imparare a “sentire” la differenza di profondità causata dagli eventuali reperti sepolti. Dopo alcune prove, abbiamo richiuso gli zaini e ripreso il sentiero del ritorno, questa volta calzando i preziosi ramponcini per evitare pericolose scivolate sul terreno che era diventato alquanto insidioso a causa della neve e del ghiaccio sottostante e fatto ritorno alle auto con l’appuntamento alla prossima occasione.
Gli ultimi due appuntamenti della Squadra si sono tenuti il 18 dicembre con il tradizionale ritrovo al Rifugio Piazza sul Monte S. Martino sopra Lecco, ospiti degli amici del Gruppo di Rancio, dove è stato stilato il programma con le uscite del 2023 naturalmente dopo avere ricordato i nostri soci “andati avanti” nella piccola cappella annessa al Rifugio, e domenica 15 gennaio con la salita all’Alpe Campra in Val Vigezzo. In entrambe le occasioni i soci sono stati presenti in buon numero anche se i numerosi impegni di ognuno rendono sempre difficoltoso incastrare i giorni disponibili, ma tant’è Tasi e Tira. Le uscite dell’anno entrante sono state comunque programmate e l’occasione è servita anche a fare un bilancio delle attività svolte nel 2022, attività che comunque all’inizio dell’anno trascorso hanno ancora risentito degli effetti della pandemia e che ci hanno visto attivi nei servizi richiesti, nonché a scambiarci gli auguri natalizi. La trasferta in Val Vigezzo invece ha permesso di effettuare una progressione in ambiente innevato e utilizzare la pausa post-rancio per un ripasso dell’utilizzo delle attrezzature di auto soccorso quali pala, sonda e Arva per la ricerca sotto le valanghe.
E domenica 13 novembre la Squadra ha effettuato l’uscita in programma e precisamente nella Valle del Lys con partenza dalla località Chemonal a mt. 1415 posta fra gli abitati di Gressoney St. Jean e La-Trinitè dove ci siamo ritrovati con gli amici del Gruppo di Melzo. Indossati gli scarponi siamo subito partiti per il ripido sentiero che dopo meno di un’ora ci ha condotti a quota 1779 mt e al bellissimo villaggio di Alpenzu che si trova lungo il percorso del Tour del Monte Rosa e dell’Alta via della Valle d’Aosta n. 1 e il cui nome originale in lingua Walser è Gròssò Albezò e che conserva ancora molti elementi della cultura di quelle popolazioni di origine germanica provenienti dall’alto Vallese che dal XIII secolo si stabilirono in diverse località dell’arco alpino in Italia, Svizzera, Liechtenstein, Austria e Francia in piccoli gruppi di coloni, e con migrazioni progressive, giungono nelle vallate a sud del Monte Rosa, sviluppando poi nel corso del tempo gli insediamenti stanziali che oggi conosciamo. Il tempo di visitare il villaggio deserto anche a causa della chiusura stagionale del Rifugio locale e subito ci incamminiamo lungo il sentiero che alla fine conduce alla vetta della Testa Grigia posta a 3.120 mt passando dal Bivacco Lateltin. Chiaramente non è questa la nostra destinazione che ci fa posare lo zaino a terra a quota 2.355 nei pressi dell’Alpe Loache dove, al riparo di una baita, visto il vento freddo che ha iniziato a spirare, consumiamo il rancio godendo del piacere della compagnia che è poi il vero collante di queste nostre uscite. E visto che il tempo e soprattutto il freddo iniziava ad entrare nelle ossa, decidevamo di rientrare al borgo con una visita al centenario forno ancora funzionante, prima di ridiscendere alle auto e ripartire verso casa dandoci appuntamento al prossimo mese.
E finalmente dopo due anni di forzata inattività dovuta alla pandemia la SIA ha ripreso ad effettuare le proprie uscite addestrative secondo il programma stilato nell’uscita di dicembre al Rifugio Porta e che questo mese prevedeva la risalita del sentiero attrezzato della Cresta della Giumenta, una via molto panoramica che collega il Monte Magnodeno al Resegone terminando in prossimità del Bivacco Ghislandi presso il Passo del Fò. E’ doveroso comunque dire che la “forzata inattività” è un eufemismo in quanto in questi due anni tutti i volontari non hanno potuto andare in montagna, ma hanno contribuito in molti modi all’emergenza sanitaria nei centri vaccinali e nei servizi legati all’emergenza sanitaria.
Riprendendo finalmente il programma addestrativo previsto per i componenti della S.I.A. stilato nell’uscita di dicembre, domenica 16 gennaio la squadra si è recata all’Alpe Devero, località posta al centro dell’omonima valle. Il piccolo centro abitato è una frazione di Baceno, un comune della provincia del Verbano-Cusio-Ossola. L'Alpe, storico insediamento di pascoli per l'allevamento del bestiame, si trova a 1634 metri s.l.m. di altitudine, all'interno dell'area protetta del Parco naturale dell'Alpe Veglia e dell'Alpe Devero. La piana del Devero è un ampio pianoro circondato dai boschi di larici e dalle vette del Monte Cervandone, Punta della Rossa, Pizzo Cornera e Pizzo Fizzi. All’alba il ritrovo all’uscita di Legnano dell’autostrada con agli amici del Gruppo di Melzo ed insieme abbiamo aspettato l’arrivo del pulmino della P.C. in arrivo da Cesano Maderno e poi via, finalmente di nuovo insieme per tornare a calzare scarponi e godere delle emozioni che solo la montagna può dare. Dopo un paio d’ore arrivo all’imbocco dell’alpe constatando purtroppo la quasi totale mancanza di neve che in questo periodo e specialmente in questa zona dovrebbe farla da padrona, a causa del maledetto anticiclone che da oramai due mesi imperversa sul nord ovest italiano e che ci confina in uno scenario primaverile, nonché della sbarra che consente l’accesso al posteggio e relativi inizi sentieri. A chi si lamenta per il caro posteggio a Milano, suggerisco di provare a salire lassù per avere una amara sorpresa, ma tant’è oramai siamo qui e ci tocca, quindi smontiamo dal mezzo e dopo poco iniziamo la nostra salita cambiando in corso d’opera la nostra destinazione, decidiamo infatti di risalire in direzione nord est dal piccolo centro abitato dell’Alpe Devero e di Crampiolo e di dirigerci verso il lago Codelago (anche noto come Lago Devero), un bacino artificiale che occupa gran parte del fondovalle della Valle Devero e di compiere l’intero anello.
E finalmente dopo la forzata sosta dovuta alla pandemia, a distanza di oltre un anno la squadra ha potuto effettuare l’uscita in montagna e la scelta della destinazione non poteva essere più appropriata: la visita e l’omaggio alla targa Mazzucchi in Grigna, quasi un ritorno alle origini della SIA quale auspicio di una nuova ripartenza. Ritrovo come sempre a Ballabio e salita ai Piani dei Resinelli dove, lasciate le auto, abbiamo intrapreso la salita che lungo il Sentiero delle Foppe ci ha condotto al Rifugio Rosalba da dove, dopo una breve sosta per ricompattarci, siamo ripartiti verso il Colle Garibaldi proseguendo poi verso il canalone dove è posta la targa in memoria di Giorgio Mazzucchi figlio di Franco, l’indimenticato fondatore della Squadra. Deposto un mazzo di fiori e recitata la Preghiera dell’Alpino, abbiamo fatto ritorno al Colle dove in un clima di ritrovata e sospirata amicizia abbiamo consumato il pranzo al sacco prima di fare ritorno a fondovalle soddisfatti di avere nuovamente mantenuto l’impegno preso anni fa, con la gioia di avere condiviso una splendida giornata con gli amici di sempre e l’augurio che questa sia solo la prima tappa di una ritrovata quotidianità.
E finalmente domenica 14 febbraio, dopo un anno di forzata inattività, abbiamo ripreso, seppure in forma ridotta le uscite della S.I.A. cercando di rispettare le rigide norme che comunque persistono a limitare i nostri spostamenti e anche in un ambiente come quello montano, costringono a rispettare norme di comportamento che di solito diamo per scontato ad iniziare dal contatto fisico e dalla gioia di poterci vedere in faccia, salutandoci quando ci si incontra o scambiandoci un “bicchierino” dopo il panino in vetta. E’ proprio vero che questa pandemia ha stravolto la nostra vita anche nelle piccole cose che davamo per “normali” e alle quali non abbiamo mai fatto caso ma che ora rimpiangiamo ed andiamo a ripescare nella nostra memoria dove le custodiamo come tesori, augurandoci di potere tornare a goderne, questa volta assaporandone la bellezza pur nella loro semplicità. Ma passiamo alla cronaca, l’idea era quella di raggiungere la località dei Piani di Artavaggio, visto fra l’altro il divieto di uscire dalla propria Regione, partendo da due punti diversi e cioè dal Culmine di San Pietro sopra l’abitato di Moggio in Valsassina da parte del sottoscritto e dell’amico Giuseppe del Gruppo di Ceriano Laghetto, e da Vedeseta sul versante bergamasco ad opera degli amici del gruppo di Melzo.
Lunedì 21 settembre un gruppetto della SIA ha raggiunto il Rifugio Porta al Pian dei Resinelli per recuperare una attrezzatura utilizzata in occasione del ricollocamento del bassorilievo del CAI che sarebbe stato inaugurato qualche giorno dopo e terminata l’operazione di recupero ed essendo già in Grigna a quota 1.200 mt., seppur con un meteo abbastanza sfavorevole, abbiamo deciso di sfruttare la giornata per assolvere a un compito che ci stava particolarmente a cuore: salire alla targa Mazzucchi per rendere omaggio a chi, seppur inconsciamente, è stato motivo di creazione della Squadra. Breve riassunto per ricordare i fatti: il 23 aprile del 1982 Giorgio Mazzucchi alpino di Milano, allora ventiseienne, nel corso di una scalata in Grigna, perdeva la vita precipitando in un canalone ed il corpo veniva recuperato solo dopo alcuni mesi a causa della neve. Il padre Franco, indimenticato Vicepresidente sezionale, fu l’ideatore e fondatore della SIA (Squadra di Intervento Alpino) finalizzata nella ricerca e recupero dei dispersi in montagna alla quale hanno aderito nel corso di questi 35 anni anche molti soci del nostro Gruppo, e due anni dopo la scomparsa di Giorgio ha voluto realizzare un sentiero (il numero 8A che risale dal Caminetto Pagani sulla Direttissima) nonché posizionare sul luogo dell’incidente una targa commemorativa presso la quale da sempre qualcuno di noi si reca a deporre un mazzo di stelle alpine (naturalmente coltivate).
All’età di 81 anni l’alpino Giancarlo Cantoni è “andato avanti” in quel di Groppello D’Adda dove si era trasferito proveniente da Melzo del quale Gruppo Alpino faceva parte. Giancarlo è stato nel novero dei fondatori della S.I.A. dai tempi dell’indimenticato Franco Mazzucchi ed è sempre stato attivo partecipante sia nelle esercitazioni che negli interventi di Protezione Civile quando, per dirla con parole non mie, non esistevano divise e mezzi, ma solo una tuta e tanta buona volontà, questo sino a quando la salute glielo ha consentito. Sicuramente anche quei tanti giovani che negli anni scorsi hanno fatto parte della Squadra o semplicemente venivano con noi in montagna lo ricordano per il suo carattere sempre gioviale e a proposito a loro dico: perché non valutate l’idea di ritornare in montagna con gli alpini? Grazie Giancarlo per la tua amicizia e l’esempio che ci hai dato.
Domenica 12 gennaio, come stabilito a dicembre, si è svolta la prima uscita addestrativa della S.I.A. del 2020 nello stupendo scenario dell’Alpe Devero in alta Val Formazza nel cuore delle Alpi Lepontine. Il ritrovo era fissato all’uscita autostradale di Legnano dove ci siamo uniti alla squadra dei melzesi coi quali, percorrendo la statale del Sempione abbiamo imboccato la strada per la Val Formazza e sorpassato Crodo abbiamo raggiunto Baceno da dove abbiamo imboccato la diramazione per Goglio, dove una stradina più ripida conduce infine all’Alpe Devero che abbiamo trovato straordinariamente affollata di gente venuta a godersi la bellissima giornata, alcuni utilizzando gli impianti di risalita ma la maggior parte (per fortuna) godendosi la fatica della salita con ciaspole e pelli di foca. Dopo un paio di ore di risalita ci si accampava al dosso sottostante la vetta del Monte Cazzola a causa della stanchezza accumulata e dal fatto che proseguendo non si aveva più la protezione del bosco e il vento gelido la faceva da padrone. Il sottoscritto e un altro paio di temerari abbiamo comunque raggiunto la cima posta a 2.330 mt. anche se purtroppo abbiamo potuto godere per brevissimo tempo dello stupendo panorama che si apriva ai nostri occhi dalla vetta circondati dalle cime innevate e vedendo in lontananza la catena Helsenhorn – Cervandone.
Nell’ultimo mese e mezzo i componenti della S.I.A. hanno effettuato due uscite, la prima per definire il programma per il 2020 e la seconda come esercitazione in ambiente innevato. Come da tradizione, il 22 dicembre ci siamo ritrovati in frazione Rancio di Lecco da dove parte il sentiero che, lungo le pareti del Monte S. Martino, conduce al Rifugio Piazza gestito dagli amici alpini del Gruppo di Rancio Laorca per quello che è l’appuntamento finale dell’anno nel corso del quale vengono ricordati nella cappelletta adiacente il Rifugio, i componenti della Squadra che sono “andati avanti”. Al termine del momento di raccoglimento prendiamo possesso della saletta, ultimamente restaurata, dove inizia la riunione volta alla stesura del programma addestrativo dell’anno entrante stabilendo le località e soprattutto le date dove svolgere le future esercitazioni. Naturalmente essendo in periodo natalizio e sentendo l’aria di festa, terminato l’impegno “ufficiale” ci si concede di festeggiare in buona compagnia la gioia di ritrovarci insieme scherzando e godendo di quella bella giornata deliziata dal buon cibo preparato dagli amici alpini. Nel pomeriggio si riprende la strada del ritorno e, raggiunte le auto ci si scambia gli ultimi auguri rientrando a baita.
Conclusione di una bella esperienza (Gennaio 2020)
CONCLUSIONE DI UNA BELLA ESPERIENZA
Venerdì 22 novembre, ospiti degli amici alpini del Gruppo di Melzo, abbiamo partecipato alla chiusura ufficiale della bella esperienza intrapresalo scorso settembre quando abbiamo avuto la fortuna di accompagnare 17 studenti della 5° classe del Liceo Scientificodell’Istituto Macchiavelli di Pioltello nella visita delle gallerie del Pasubio e dei luoghi che hanno vissuto una delle pagine più cruente della Grande Guerra. Come ci eravamo ripromessi quando ci siamo salutati al rientro da questa bella avventura, ci siamo ritrovati per passare una serata conviviale nel classico spirito alpino, attorno ad un tavolo, alla buona, ma in altrettanto buona compagnia. Tutto è naturalmente filato liscio come l’olio (ed altri liquidi presenti) ed al termine della cena conviviale abbiamo potuto rivedere le immagini della due giorni e ripercorrere i momenti belli passati in compagnia, ma la sorpresa più coinvolgente ce l’hanno regalata i ragazzi che si sono cimentati nella realizzazione di un bellissimo filmato da loro stessiinterpretato nel quale hanno raccontato questaesperienza dal loro punto di vista e le emozioni che hanno riportato in questi due giorni passati con gli alpini in montagna. Ringraziamo quindi di cuore gli amici del Gruppo di Melzo per la calorosa ed ospitale accoglienza e le ragazze e i ragazzi della Scuola per il loro impegno e alle insegnanti per il costante e prezioso lavoro svolto.
e 17 splendidi ragazzi e ragazze della 5° classe Liceo Scientifico dell’Istituto Machiavelli di Pioltello che per due giorni, venerdì 20 e sabato 21 settembre, hanno condiviso con noi l’esperienza didattica percorrendo la strada delle 52 Gallerie del Pasubio e visitando i luoghi che hanno visto l’epopea degli Alpini e dei Fanti contrapposti alle armate Austro-Ungariche nel corso della Grande Guerra. L’esperienza è stata resa possibile dalla collaborazione tra gli alpini del Gruppo di Melzo e della S.I.A. e le insegnanti dell’Istituto, le Professoresse Paola Guidotti e Morena Cicolin, vere macchine da guerra che hanno saputo instaurare con gli studenti un rapporto speciale ben rappresentato dall’affetto che i ragazzi hanno dimostrato nei loro confronti. E così, come da programma, puntualmente alle ore 6 di venerdì la partenza da Pioltello e, dopo una breve sosta per colazione in autostrada, eccoci arrivare a Passo Xomo dove, scesi dal pullman troppo grande per salire la tortuosa strada, ci trasferiamo su due pulmini pressi a noleggio che in breve ci portano a Bocchetta di Campiglia da dove inizia l’escursione dopo averci divisi in due gruppi per meglio seguire le spiegazioni storiche che gli alpini incaricati dovevano fornire.
Sabato 13 e domenica 14 luglio la squadra SIA della nostra P.C. Sezionale ha effettuato l’uscita mensile con destinazione Adamello in sostituzione della prevista nella zona del Tonale in quanto doveva essere testata sul campo la possibilità di accompagnare in quota una classe di studenti del Liceo N. Macchiavelli di Pioltello nel prossimo settembre. Effettivamente al termine della due giorni, e tenendo buon conto dei suggerimenti del gestore del Rifugio, si è giunti alla conclusione di modificare la prevista esperienza con una soluzione altrettanto soddisfacente ma che richiede un minore impegno sia fisico che psicologico. Comunque alla partenza del posteggio di Pian della Sega in Val di Borzago in Trentino (per intenderci sulla direttiva per Madonna di Campiglio) ci siamo ritrovati con gli amici del Gruppo di Melzo, in tutto una decina di alpini accompagnati dalla Prof.ssa Guidotti che doveva appunto valutare la fattibilità del progetto e, caricati gli zaini, ci siamo messi in cammino con destinazione il Rifugio Carè Alto, posto a quota 2.459 mt. e sede, nel corso del primo conflitto mondiale, di una base logistica austriaca che costituita da una trentina di costruzioni tra cui una centrale elettrica e una telefonica.Attualmente il Rifugio è dedicato a Dante Ongari, studioso e frequentatore di queste montagne.
Domenica 7 aprile i componenti della SIA hanno effettuato l’esercitazione mensile con mèta la vetta del Monte Bregagno, una montagna delle Prealpi Luganesi alta 2.107 mt. s.l.m. che si trova sulla sponda occidentale del lago di Como e, benché di modesta altezza, con la sua imponenza domina tutto l'alto Lario o perlomeno questa era la destinazione finale. Infatti già alla partenza dalla sede del 3P a Cesano Maderno una fastidiosa pioggia non lasciava presagire nulla di buono anche perché tutta la settimana era stata preda di un maltempo diffuso che ha caratterizzato tutto l’inizio di questa bislacca primavera, ma tant’è che fedeli all’impegno preso ci siamo messi comunque in movimento con tappa in autostrada dove ci siamo riuniti agli amici del Gruppo di Melzo coi quali avevamo appuntamento. Raggiunto il lago di Como ne abbiamo costeggiato la sponda occidentale sino a Menaggio da dove abbiamo imboccato la salita che ci ha portato in località Monti di Breglia da dove, posteggiato il mezzo, ci siamo incamminati sul sentiero per la vetta, potendo solo immaginare quale sarebbe stato il bellissimo panorama offertoci se il tempo fosse stato clemente anche se eravamo ancora all’asciutto.
Domenica 10 marzo i componenti della Sia hanno svolto la consueta esercitazione mensile nel bellissimo scenario della Val Tartano, una valle posta all’imbocco della Valtellina da cui si accede dopo l’abitato di Talamona. Partenza dal 3P e ritrovo a Lecco Bione con gli amici provenienti da Melzo e, stipato il pulmino, ci siamo diretti verso la nostra mèta imboccando la valle in compagnia di molti altri escursionisti invogliati dalla splendida giornata che si annunciava e che si è poi rivelata una delle più belle dell’intera stagione anche grazie all’abbondante nevicata che a metà settimana ha regalato alla montagna quella neve che aveva lesinato nel corso dell’inverno. Posteggiato il mezzo ci siamo subito attrezzati e messi in movimento tra una vera folla di sci alpinisti che pregustavano l’emozione di una giornata sulla neve e questa volta bisogna dire che, a differenza dell’ultima uscita, le ciaspole si sono rivelate indispensabili per raggiungere il posto prefissato. Dopo oltre due ore di salita ci siamo “accampati” e si è svolta l’esercitazione di ricerca sotto valanga dove si è cimentato chi non era presente all’ultima uscita e che consisteva nel ritrovare un apparato ARTVA nascosto sotto la neve utilizzando altri apparati sia analogici che digitali.
Il programma di febbraio della S.I.A. prevedeva una uscita in Valle d’Aosta e precisamente a Champorcher finalizzata alla progressione in ambiente innevato ed esercitazione di ricerca dispersi sotto valanga con l’utilizzo dei mezzi di autosoccorso quali pala, sonda e ARTVA, l’apparecchio di ricerca. Purtroppo la scarsità di neve dovuta alle poche precipitazioni ed alla temperatura che da giorni era ben sopra le medie stagionali, hanno notevolmente limitato l’esercitazione che non ha comunque smorzato l’entusiasmo dei partecipanti che, ritrovatisi al casello autostradale di Arluno, si sono goduti la bella compagnia sul pulmino che ha raggiunto la conca valdostana. A dire il vero, mentre salivamo sempre più su, continuavamo a chiederci dove fosse la neve, fin quando posteggiato il mezzo abbiamo scorto un consolante biancore che contrastava comunque con il colore troppo evidente delle rocce circostanti. Ma tant’è…si doveva andare e così, fissate le ciaspole (per sicurezza) sugli zaini, ci siamo incamminati nel vallone vedendo in lontananza la vetta del Dondena ai piedi del quale era fissato il nostro punto di arrivo.
Lo scorso mese di dicembre è stata effettuata l’ultima uscita della S.I.A. presso il Rifugio Piazza gestito dagli alpini del Gruppo di Laorca (LC) per tirare le somme dell’annoe programmare le attività del 2019 anche se queste saranno eventualmente soggette a cambiamenti almeno sino a maggio a causa della prossima Adunata nazionale di Milano che richiederà la presenza e partecipazione di tutti i Soci della nostra Sezione. Comunque per scaramanzia, il programma è stato stilato e siamo nuovamente pronti ad iniziare un nuovo anno, scarponi ai piedi.
Domenica 14 ottobre, complice una giornata quasi estiva, i componenti della S.I.A. hanno effettuato l’uscita in programma che prevedeva la salita lungo la difficile via ferrata del Medale (o degli Alpini) che si sviluppa lungo le pareti del Monte che sovrasta l’abitato di Rancio e la città di Lecco. Vista l’evidente difficoltà della salita era stato stabilito di dividersi in due gruppi, uno composto da quattro “grimpeur” che avrebbero fatto la ferrata e un altro che avrebbe effettuato la salita alla cima del Monte S. Martino e successivamente raggiunta la vetta del Medale attraversando il sentiero delle creste e ricongiungendosi con gli scalatori. Per questi l’accesso alla via è stato alquanto travagliato in quanto le indicazioni non certamente chiare hanno richiesto uno spreco di tempo e di energie che comunque non hanno impedito di raggiungere la vetta senza incidenti e con una bella soddisfazione, mentre per gli altri il problema è stato quello di districarsi tra la moltitudine di escursionisti presenti, ma anche questo è segno di buona vitalità della pratica della montagna. Comunque in un orario decente ci siamo tutti riuniti in vetta e abbiamo brindato alla buona riuscita della giornata contemplando il panorama ai nostri piedi, anche se bisogna ammettere che purtroppo le belle giornate contribuiscono ad un intensificarsi dell’inquinamento che era ben visibile dall’alto e che avvolgeva l’orizzonte. Dopo il frugale rancio abbiamo fatto rientro alle auto dandoci appuntamento per il mese di novembre dove ci aspetta il Resegone.
Domenica 14 ottobre, complice una giornata quasi estiva, i componenti della S.I.A. hanno effettuato l’uscita in programma che prevedeva la salita lungo la difficile via ferrata del Medale (o degli Alpini) che si sviluppa lungo le pareti del Monte che sovrasta l’abitato di Rancio e la città di Lecco. Vista l’evidente difficoltà della salita era stato stabilito di dividersi in due gruppi, uno composto da quattro “grimpeur” che avrebbero fatto la ferrata e un altro che avrebbe effettuato la salita alla cima del Monte S. Martino e successivamente raggiunta la vetta del Medale attraversando il sentiero delle creste e ricongiungendosi con gli scalatori. Per questi l’accesso alla via è stato alquanto travagliato in quanto le indicazioni non certamente chiare hanno richiesto uno spreco di tempo e di energie che comunque non hanno impedito di raggiungere la vetta senza incidenti e con una bella soddisfazione, mentre per gli altri il problema è stato quello di districarsi tra la moltitudine di escursionisti presenti, ma anche questo è segno di buona vitalità della pratica della montagna.
Domenica 24 giugno alcuni componenti della S.I.A. hanno effettuato l’uscita addestrativa finalizzata alla progressione su terreno impervio e come meta finale la vetta del Pizzo dei Tre Signori posta a 2.554 mt., cresta principale delle Alpi Orobie e che è posta tra i solchi orografici della Valtellina, della Val Brembana e della Valsassina, da qui il suo nome. Come sempre sveglia ad ora antelucana giustificata dal viaggio abbastanza lungo sino alla val Gerola, punto di inizio dell’escursione dall’abitato di Laveggiolo nonché dalla lunghezza del percorso abbastanza impervio che prevedeva 4,30 ore di salita ed altrettante di discesa (tutte comunque rispettate). I componenti della squadra erano sei con l’aggiunta dell’oramai adottata Paola, iscritta al Gruppo di Melzo, che ha voluto essere dei nostri è che si è guadagnata la soddisfazione di compiere buona parte dell’impegnativo percorso.
L’uscita addestrativa della S.I.A. del mese di aprile prevedeva una esercitazione in falesia con lo scopo di affinare le tecniche di arrampicata, progressione e sicurezza in ambiente montano anche con lo scopo di ripassare le tecniche di assicurazione utili in caso di impiego su terreni impervi. Il luogo designato era la falesia situata in località Montorfano (VB) un bellissimo paesino situato sopra il lago di Mergozzo all’altezza della biforcazione tra la Val d’Ossola e il Verbano direzione Locarno. Una squadra di volontari è partita dal 3P e raccolti per strada gli ultimi due componenti, raggiungeva Baveno dove ci attendeva il nostro coordinatore di P.C. Giovanni che era già arrivato sul posto il giorno precedente e, saliti tutti sul pulmino, abbiamo raggiunto in breve Montorfano dove abbiamo lasciato il mezzo e iniziata la breve salita che ci ha portati alla base della falesia. Subito abbiamo iniziato a turno a salire la parete mettendo in atto le pratiche già apprese precedentemente e rispolverando sotto la guida di Benzi l’utilizzo delle corde, dei nodi e delle procedure necessarie ad operare in assoluta sicurezza. A mezzogiorno ci hanno raggiunto i famigliari che avevano approfittato della giornata, malgrado tutto clemente, per una piccola escursione ed insieme abbiamo consumato il rancio al sacco sempre in un clima di piacevole amicizia. Al termine, dopo che alcuni hanno ritenuto di smaltire il pranzo (????) con un’ultima salita, abbiamo recuperato le corde, rimesso in ordine i materiali e fatto ritorno al paesino da dove, dopo i saluti a chi restava, abbiamo fatto ritorno alla base.
Fedeli al programma della Squadra, un manipolo di volontari della S.I.A. domenica 11 marzo si è svegliato all’alba (mannaggia Giovanni ma ‘sti orari sono proprio tassativi ??) per partecipare all’esercitazione prevista in Val Vannino con il raggiungimento del Rifugio Myriam e la ricerca di dispersi sotto manto nevoso. Lungo tutto il tragitto il tempo non concedeva nessuna speranza su un impossibile miglioramento anche se questo non ci impensieriva più di tanto, infatti se si deve essere addestrati ad intervenire in caso di calamità, il fattore meteorologico passa in secondo piano e così all’alba delle 8,30 arrivavamo in località Canza in Val Formazza da dove partiva il sentiero che avremmo dovuto percorrere per arrivare alla nostra mèta. Inforcate le ciaspole ci incamminavamo quindi nel bosco sotto una nevicata che diventava sempre più fitta e che rendeva il paesaggio molto caratteristico anche se qualche dubbio iniziava ad insinuarsi in noi in quanto il controllo del manto nevoso presentava l’accumulo di uno strato di neve pesante su quello già esistente con il pericolo di movimenti pericolosi evidenziati da un paio di piccoli smottamenti lungo i pendii che abbiamo dovuto aggirare sul percorso.
Domenica 18 febbraio l’uscita mensile della S.I.A. si è svolta in Val Varrone, alta Valsassina con destinazione il Rifugio Casera Vecchia lungo un percorso abbastanza lungo di circa una decina di Km. e con un dislivello di circa 1.000 mt. Il ritrovo era fissato a Ballabio dove ci siamo trasferiti tutti sul mezzo della P.C. ed abbiamo raggiunto la zona industriale di Premana dove abbiamo avuto la sgradita sorpresa di trovare chiuso l’accesso alla vallee siamo stati costretti a salire al paese da dove abbiamo imboccato un sentiero in discesa (purtroppo) che ci ha fatto ricongiungere a quello originale. Eravamo in 7 temerari accompagnati dalla piacevole presenza delle due donzelle Virginia e Paola che hanno dato un tocco di grazia alla bruttura dei soliti partecipanti che comunque, complice la bella giornata e un sole che scaldava le ossa, almeno nei tratti aperti, prima di mezzogiorno hanno raggiunto il Rifugio accampandosi in quello oramai diventato “il nostro posto” dove i primi due arrivati avevano già provveduto a nascondere sotto l’alta coltre nevosa un sacchetto contenente un ARTVA, l’apparecchio indispensabile ed obbligatorio per quanti frequentano la montagna in condizioni di innevamento e che consente di ritrovare i dispersi travolti da valanga.
Domenica 27 agosto, fedeli alla oramai consolidata tradizione, alcuni componenti della S.I.A. si sono recati a rendere omaggio alle targhe collocate in ricordo di Francesco Figel e di Giorgio Mazzucchi e poste rispettivamente sul Monte Due Mani e in Grigna. E’ questo un appuntamento che da anni si ripete e che intende ricordare gli amici scomparsimentre appagavano un desiderio caro a molti di noi che deriva dal grande amore per la montagna e dalla soddisfazione che si prova salendo una cima o semplicemente andando per sentieri. La prima delle due squadre ha raggiunto la targa salendo dal Caminetto Pagani nella Grigna Settentrionale e ha posizionato le stelle alpine alla targa che ricorda Giorgio, figlio dell’indimenticato Franco Mazzucchi fondatore della SIA, mentre la seconda composta da una dozzina di persone tra i quali i famigliari di Francesco ha raggiunto la vetta del Due mani dove, dopo la deposizione di un omaggio floreale, è stata recitata la Preghiera dell’Alpino.